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Bollette a 28 giorni: il passo indietro di alcune compagnie telefoniche

Bollette a 28 giorni: le compagnie telefoniche ci stanno ripensando?
La fatturazione con bollette a 28 giorni, pratica adottata negli ultimi tempi da moltissime compagnie telefoniche, pare sia destinata ad essere sostituita definitivamente dal vecchio caro contratto a 30 giorni. Sembra, infatti, che le insistenti lamentele dei consumatori, che hanno deciso di rivolgersi all’Unione Nazionale Consumatori, siano riuscite a sortire l’effetto desiderato, portando diverse compagnie a fare un passo indietro.
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Cosa è stato fatto finora

La modifica della periodicità delle bollette telefoniche è stata una pratica adottata, ad effetto domino, da tutte le compagnie e ciò ha causato non poco disappunto tra gli utenti, che da subito hanno cercato un modo per opporsi. Ad oggi, a distanza di un paio di anni circa da allora, pare che si stiano muovendo i primi passi in questa direzione.
Nei mesi scorsi l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha nello specifico emanato una delibera che richiedeva alle compagnie telefoniche un ritorno alla fatturazione mensile già a partire dal mese di marzo con la promessa di avviare opportuni procedimenti sanzionatori per quelle che non si fossero adeguate per tempo.
Ma non è tutto, perché anche le istituzioni ed il governo si sono interessati al tema: la deputata Alessia Morani ha, infatti, depositato alla Camera una proposta di legge che di fatto prevede l’obbligo ad un ritorno alle bollette mensili, ripresa successivamente da un “emendamento al decreto legge fiscale collegato alla manovra depositato in commissione Bilancio al Senato dal Pd”.
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bollette_telefonicheCosa cambierebbe per i consumatori

Il grosso vantaggio della fatturazione mensile al posto di quella ogni quattro settimane è senza alcun dubbio legato al risparmio economico: le bollette a 28 giorni, infatti, hanno di fatto trasformato il numero di mensilità pagate dai consumatori ogni anno portandolo da 12 a 13, con un aumento totale della spesa per la telefonia mobile dell’8,6%. Se l’emendamento dovesse diventare a tutti gli effetti legge, inoltre, a ciascun consumatore interessato da questa fatturazione illegittima spetterebbe, a titolo di risarcimento, un indennizzo forfettario di almeno 50 euro.
Un altro importante aspetto che dovrà cambiare è sicuramente quello legato alla chiarezza e alla trasparenza delle comunicazioni: quando nel 2015-2016 le compagnie hanno modificato la periodicità della fatturazione, infatti, i consumatori non hanno ricevuto molte informazioni a riguardo (e in molti casi tale modifica contrattuale è addirittura avvenuta in maniera automatica) tanto che la maggior parte di essi si è ritrovata a dover accettare la cosa senza aver dato o meno il proprio consenso e ad avere come unica possibilità la facoltà di esercitare il diritto di recesso entro 30 giorni, pratica che spesso richiede una procedura oltremodo lunga e complessa.
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bollette_telefonicheL’esempio di Vodafone

In un contesto in cui molte aziende hanno continuato come se nulla fosse, nonostante la delibera dell’Agcom, la dichiarazione che Vittorio Colao, Amministratore Delegato di Vodafone, ha rilasciato nei giorni scorsi lascia intravedere un significativo spiraglio di speranza per i consumatori. “Torneremo alla bolletta ogni 30 giorni” ha infatti annunciato l’AD, che ha poi precisato che, modificando la periodicità delle bollette, la compagnia ha comunque adottato comportamenti legittimi propri di un mercato liberalizzato in cui la tariffazione è in effetti una leva commerciale come le altre.
La compagnia telefonica con più utenti in Italia si è però resa conto di quanto questo cambio abbia generato malcontento nei propri clienti e vuole correre al più presto ai ripari per non perdere la fiducia che negli anni milioni di consumatori le hanno accordato.

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