L’Università di Bologna è in subbuglio. Tutto per colpa della clamorosa protesta portata avanti da una studentessa contraria al green pass. Silvia, questo è il suo nome, aveva denunciato in piazza, e con un video sui social, il fatto di essere stata insultata e minacciata dai suoi compagni solo per essersi rifiutata di abbandonare una lezione perché priva del certificato verde. Adesso, alcuni dei suoi colleghi coinvolti nella vicenda, decidono di difendere le proprie ragioni scrivendo una lettera aperta al rettore. Le critiche all’indirizzo di Silvia sono durissime.
La denuncia social di Silvia ha ottenuto nei giorni scorsi una enorme eco mediatica. Sul web gli internauti si sono divisi a metà tra pro e contro la studentessa di Bologna. In molti considerano legittima la sua protesta anti green pass con cui, di fato, ha interrotto una lezione all’Università di Bologna. Ma molti altri ritengono che la propria libertà debba terminare dove si lede quella degli altri.
La pensa così anche un gruppo di studenti dell’ateneo bolognese. “La maggioranza (degli studenti dell’Università di Bologna ndr) ha deciso di non lasciare implicito il proprio pensiero, ma di esporlo con orgoglio”, si legge nella lettera pubblicata dal quotidiano Repubblica. “Il nostro scopo, oltre quello di difenderci dalle calunnie che ci sono giunte, è quello di riprendere le lezioni in totale tranquillità”, dichiarano gli estensori della missiva.
“Siamo stati definiti una massa di addormentati mentali, antidemocratici, caproni aggressori. – si sfogano – Non potremmo mai negare il diritto di un’altra persona a lottare per il proprio pensiero. Tuttavia è necessario manifestare le proprie idee in un modo legittimo. Affinché non si metta a rischio la salute degli altri e i loro diritti”. Secondo gli studenti di Bologna, “Silvia lamenta insulti ed insulta. Denuncia fantasiose minacce, ma minaccia un ragazzo del corso che condivide le sue stesse idee, ma che ha deciso poi di dissociarsi dai mezzi con i quali vengono fatte valere”. Insomma, concludono, “Silvia ha cercato di trarre il massimo vantaggio da una posizione di falso vittimismo”.
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