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Bolsonaro estrada Battisti? Storia di una latitanza da serie tv: tutte le tappe

Con la vittoria di Bolsonaro in Brasile si è tornato a parlare di Cesare Battisti. Matteo Salvini si è fatto subito sentire e sull’ex membro dei Proletari armati per il comunismo ha dichiarato: “Dopo anni di chiacchiere, chiederò che ci rimandino in Italia il terrorista rosso”, ha twittato. Per poi ribadire in serata di non vedere “l’ora di incontrare il neo-presidente Bolsonaro” e di essere “lieto” di recarsi “personalmente in Brasile per andare a prenderlo (Battisti, ndr) e portarlo nelle patrie galere”. Una risposta al figlio di Jair, Eduardo Bolsonaro, che ieri mattina aveva promesso sempre via Twitter di avere “un regalo in arrivo” per l’Italia, cioè Battisti stesso.

Al di là degli slogan post e pre-elettorali tra Brasilia e Roma e per il grande rispetto dovuto a tutte le vittime del terrorismo, risulta difficile credere che Battisti continui tranquillamente a starsene a Cananeia, il villaggio di pescatori sul litorale di San Paolo. “Se non è un babbeo se n’è già andato”, confida un commissario in pensione esperto di intelligence ai tempi dell’ultima dittatura militare, un’ipotesi confermata anche da altri.

Ma chi è Cesare Battisti? Per chi non conoscesse la vicenda, e lo ha sentito nominare ora per la prima volta dopo lo scambio Bolsonaro-Salvini, è bene fare un riepilogo. Classe 1954, originario di Cisterna di Latina, l’ex terrorista dei Pac ha al suo attivo in Italia quattro condanne all’ergastolo per altrettanto omicidi, compiuti tra il 1978 e il 1979. Battisti si era rifugiato in Brasile nel 2004 dopo essere scappato dalla Francia, dove per oltre 30 anni era vissuto liberamente, reinventandosi come scrittore di gialli. L’arrivo all’Eliseo di Nicolas Sarkozy aveva cambiato il regime di condiscendenza con cui l’allora presidente socialista, Francois Mitterrand, aveva accolto decine di terroristi italiani.

1979: L’ex militante ‘rosso’ viene arrestato per banda armata. Anni ’80: Detenuto nel carcere di Frosinone, mentre è in corso l’istruttoria, il 4 ottobre 1981 Battisti riesce ad evadere e a fuggire in Francia. Per un anno vive da clandestino a Parigi dove conosce la sua futura moglie. Poi si trasferisce con la compagna in Messico dove nasce la sua prima figlia. Durante il soggiorno messicano i giudici italiani lo condannano in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi. Comincia una caccia che dura 36 anni.

1990: Battisti torna a Parigi dove, nel frattempo, sono andate a vivere la moglie e la figlia. Nella capitale francese, fa il portiere di uno stabile, ma frequenta la comunità di rifugiati italiani che lì vive grazie alla cosiddetta ‘dottrina Mitterrand’. Intanto, Battisti termina un romanzo e si guadagna da vivere traducendo in italiano racconti di autori noir francesi. Poco tempo dopo viene però arrestato a seguito di una richiesta di estradizione del governo italiano.
1991: In aprile, dopo quattro mesi di detenzione, Parigi lo dichiara non estradabile: Battisti torna libero.

1999: Gallimard pubblica nella Serie Noir il suo libro ‘Travestito da uomo’. 2002: Riparte la richiesta del governo italiano per l’estradizione. In Francia il mondo degli intellettuali della ‘gauche’ si schiera a suo favore con numerose manifestazioni. 2004: A febbraio ottiene la cittadinanza francese. Pochi giorni dopo viene arrestato e la gauche organizza una campagna contro l’estradizione, una decisione che tradirebbe la ‘dottrina Mitterrand’. L’estradizione viene concessa dalle autorità d’Oltralpe il 30 giugno 2004. A seguito di tale provvedimento, Battisti, ad agosto, fugge, torna alla latitanza e si rifugia in Brasile.

2007: Viene arrestato in Brasile il 18 marzo, ma il leader dei Pac si rivolge allo Stato brasiliano e chiede lo status di rifugiato politico. 2008: Il Comitato nazionale per i rifugiati del governo brasiliano respinge la richiesta dell’ex terrorista. L’estradizione sembra più vicina. 2009: “Se torno in Italia mi ammazzano”, avverte Battisti, dal carcere di Papuda, Brasilia. Il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, pochi giorni dopo gli concede lo status di rifugiato politico. Ma il Tribunale supremo federale (Stf) brasiliano, il 18 novembre, dichiara illegittimo lo status di rifugiato politico concesso dal governo.

2010: Il 5 marzo il Tribunale di Rio de Janeiro condanna Battisti a due anni da scontare in regime di semilibertà per uso di passaporto falso. Lula, nell’ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre, annuncia di non voler concedere l’estradizione. 2011: Dilma Roussef subentra alla presidenza e ribadisce quanto deciso dal suo predecessore con una lettera al capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano. Il 22 giugno il Brasile concede all’ex terrorista il permesso di soggiorno nel Paese.

2015: Il 3 marzo la Giustizia federale brasiliana decide di annullare l’atto del Governo federale che consentiva la permanenza nel Paese sudamericano di Battisti. Il legale dell’italiano preannuncia ricorso. Battisti viene arrestato il 12 marzo ma scarcerato dopo 7 ore al termine dell’esame del ricorso avanzato dal proprio legale. 2017: A fine settembre l’Italia torna alla carica e coglie l’occasione del cambio alla presidenza del Brasile per chiedere la revisione della decisione di Lula. A settembre il capo di Stato brasiliano, Michel Temer, si esprime a favore dell’estradizione e Battisti presenta ricorso al Tribunale Supremo nell’eventualità di una decisione sfavorevole per lui.

Il 4 ottobre Battisti viene arrestato mentre tenta di fuggire in Bolivia con 25 mila dollari in valuta estero e viene scarcerato 3 giorni dopo, con l’obbligo di firma e il divieto di lasciare il distretto di Cananeia, dove era avvenuto l’arresto. 2018: Il 25 aprile le misure cautelari vengono revocate dal Tribunale Supremo. Battisti è di nuovo un uomo libero. E ora? Se Bolsonero manterrà la parola, finirà la latitanza di Battisti dopo 36 anni.

 

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