Il governo guidato da Giorgia Meloni ha lanciato il cosiddetto “bonus tredicesima”, un provvedimento che prevede un contributo di 100 euro da versare a dicembre per i lavoratori dipendenti. Tuttavia, è necessario chiarire che non tutti potranno beneficiare di questa misura. Le stime indicano che solo circa 1,1 milioni di persone potranno ricevere il bonus, soggette a precisi criteri di accesso.
Per ottenere il bonus, il reddito annuo del lavoratore non deve superare i 28.000 euro, e la prima casa è esclusa dal calcolo. Un aspetto importante è che il contributo non sarà assegnato in automatico: i lavoratori dovranno fare richiesta direttamente al proprio datore di lavoro, certificando il diritto a ricevere l’indennità e fornendo i dati fiscali del coniuge e dei figli. Solo dopo questa procedura, il datore potrà aggiungere il bonus alla tredicesima.
Il costo complessivo dell’iniziativa è stimato a 100,3 milioni di euro, coperto dalle risorse del bilancio corrente. Nella relazione dell’emendamento si spiega che, a causa delle limitazioni finanziarie, l’indennità sarà riservata ai lavoratori in “condizioni economiche di particolare disagio”. Questo ridimensiona le aspettative iniziali, che prevedevano una flat tax sulla tredicesima, ancora in fase di discussione.
Per accedere al bonus, è richiesto che il lavoratore sia sposato (non separato legalmente) e abbia almeno un figlio, che può essere nato fuori dal matrimonio, adottivo o in affidamento. Questi requisiti restringono ulteriormente la platea dei destinatari, sollevando dubbi sull’efficacia del provvedimento nel supportare le famiglie in difficoltà.
Il “bonus tredicesima” rappresenta certamente un passo positivo da parte del governo per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione. Tuttavia, le condizioni restrittive e il complesso processo di richiesta potrebbero limitarne l’efficacia. In un momento economico delicato, l’impegno dell’esecutivo nel sostenere le famiglie si scontra con la necessità di rispettare i vincoli di bilancio imposti al Paese.