L’Italia “con una propria moneta risolverebbe gran parte dei suoi problemi”. Lo dice a Radio anch’io Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio e responsabile economico della Lega. Ci sembra un’uscita molto consona al momento che stiamo attraversando… Serviva in effetti una rassicurazione così ai mercati con lo spread a quota 300 e le borse in rosso. Ieri i ministri dell’Eurogruppo hanno mostrato perplessità sul nuovo quadro di bilancio italiano, con il deficit fissato al 2,4% del Pil fino al 2021 dove evidentemente le rassicurazioni fornite da Tria sulla discesa del debito non sono state ritenute del tutto sufficienti.
Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, ha ricordato che il programma di governo non prevede l’uscita dell’Italia dall’euro e che non ci sono piani su questo, dopo che stamani sue dichiarazioni hanno fatto salire lo spread. È dovuto correre ai ripari, ma in ambiente sovranista si sa che la pensano davvero così. E molti credono che il governo stia giocando con il fuoco proprio per accelerare il processo di uscita.
In una dichiarazione a Reuters, il responsabile economico della Lega ha detto che il programma di governo non contempla che l’Italia abbandoni la moneta unica, mentre questa mattina, parlando a Radio Anch’io, ha sostenuto la sua posizione storica secondo la quale l’Italia “con una propria moneta risolverebbe gran parte dei suoi problemi”.
Successivamente, in un tweet, Borghi ha commentato la notizia del calo di mezzo punto percentuale dell’euro attribuito alle sue dichiarazioni alla radio: “Il fatto che “L’EURO CROLLA PER LE DICHIARAZIONI DI BORGHI A RADIO ANCH’IO” dovrebbe far capire anche ai più addormentati la presa in giro della moneta forte che tutela dalle speculazioni (NB anche se avessi detto qualcosa di diverso dal nulla che ho detto)”.
Cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro? Quale sarebbe il contraccolpo su stipendi, risparmi, pensioni, mutui, inflazione e spesa al supermercato? Il nostro Paese dovrebbe pagare immediatamente 400 miliardi di euro perché in enorme deficit nel Target 2. Libera dai vincoli comunitari, Bankitalia inizierebbe a stampare selvaggiamente moneta per sostenere il debito pubblico. Con un primo importante risultato: ritorneremmo all’inflazione a doppia cifra, quella che chi ha i capelli grigi ha già toccato con mano negli anni Settanta e Ottanta. Il caro vita farebbe volare i prezzi dei generi di consumo, schiacciando a terra il potere d’acquisto degli italiani.
Il carovita rappresenterebbe insomma una colossale tassa patrimoniale sul collo degli italiani, facendo a pezzi il potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Sempre che gli stipendi esistano ancora, poiché l’impennata dei costi di finanziamento delle aziende manderebbe al tappeto investimenti e imprese stesse, con il risultato di far impennare la disoccupazione. La nuova lira sarebbe ipersvalutata. Mutui alle stelle. Infine, ma ce ne sarebbero un altro centinaio da dire, stendiamo un velo pietoso sul capitolo bollette, visto che non siamo autosufficienti dal punto di vista energetico e che comprare elettricità e gas sui mercati esteri, con una lira svalutata, costerebbe un capitale (che poi finirebbe nelle bollette). Auguri!