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Braccia tese e cori per Mussolini: la manifestazione di Dongo diventa un caso

Una manifestazione che è stata definita come “una vera e propria commemorazione fascista”, quella andata in scena il 2 maggio a Dongo, Comune italiano nella provincia di Como. E che ha spinto il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, a scrivere una lettera alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, per chiedere che vengano appurate le responsabilità per l’organizzazione dell’evento.

Braccia tese e cori per Mussolini: la manifestazione di Dongo diventa un caso

“Certamente è a conoscenza – si legge nel testo indirizzato al ministro – delle commemorazioni fasciste della mattina del 2 maggio a Dongo e Giulino di Mezzegra. Ci risulta che tali commemorazioni siano state autorizzate dalle autorità competenti nonostante le proteste di un’ampia area di forze sociali e politiche e nonostante alcune interrogazioni parlamentari. Si è trattato di eventi pubblici e pubblicizzati, corredati di manifestazioni esteriori di esaltazione di esponenti del fascismo”.

Il presidente Anpi fa riferimento ad alcuni episodi andati in scena il 2 maggio: “Durante l’iniziativa di Giulino di Mezzegra erano presenti due cartelli, sul primo dei quali era scritto ‘In questa Italia penosa e buia un raggio di luce ricordando il nostro Duce’, e sul secondo ‘Solo Dio può piegare la volontà fascista. Gli uomini e le cose mai’. Su di un terzo cartello era riprodotto l’effigie di Benito Mussolini. Sia a Dongo che a Giulino di Mezzegra i partecipanti hanno ripetutamente ostentato il saluto romano e scandito le parole ‘Duce, Duce!'”.

Secondo Pagliarulo “quello che è avvenuto a Dongo e Giulino di Mezzegra era previsto e prevedibile. Direi di più: era certo e ovvio. Pensiamo perciò che chi ha autorizzato tali eventi abbia commesso un gravissimo errore di cui si deve assumere la responsabilità. Ancor più grave sarebbe mettere sullo stesso piano la doverosa e pacifica iniziativa unitaria di contrasto alla manifestazione neofascista con tale manifestazione neofascista. Si tratterebbe di una equidistanza intollerabile sia dal punto di vista ideale, essendo irragionevole, oltre che illegittimo, essere equidistanti fra Repubblica democratica e fascismo, sia dal punto di vista giuridico, essendo i comportamenti messi in atto dai manifestanti filofascisti, configurabili come reati”.

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