Scontro totale sulla Brexit. I negoziati scaturiti dall’offerta finale di Johnson per un’uscita regolata da un accordo (e non da un catastrofico No Deal) sono politicamente moribondi, se non già morti. Questo perché in mattinata Downing Street ha fatto filtrare alcuni dettagli esplosivi della telefonata di oltre 30 minuti che stamattina il premier britannico Boris Johnson ha avuto con la cancelliera tedesca.
Durante la conversazione Angela Merkel avrebbe detto che il rompicapo del confine irlandese post Brexit potrebbe essere risolto solo con un’Irlanda del Nord che, a differenza del resto del Regno Unito, rimarrebbe agganciata all’Unione Doganale Ue. Altrimenti, sulle basi della proposta Johnson, un accordo sarebbe “praticamente impossibile”.
Un gioco pericolosissimo cui entrambi i blocchi (Ue e Uk) stanno oramai prendendo parte da tempo. Insomma, facendo trapelare la telefonata il governo britannico vuole “incolpare” la Merkel dell’oramai imminente fallimento degli ultimi negoziati. Lo scontro totale era questione di minuti. Poco dopo, infatti, è arrivata la furiosa reazione dell’Unione Europea, tramite il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk.
Un tweet con parole di fuoco: “Boris Johnson, qui in gioco non c’è uno stupido scaricabarile, qui in gioco ci sono il futuro dell’Europa e del Regno Unito, la sicurezza e la vita delle persone. Non vuoi un accordo, non vuoi un’estensione, non vuoi revocare la Brexit, quo vadis?”.
Uno strappo gravissimo, difficilmente riducibile, perlomeno nei prossimi giorni. Insomma, con queste basi sarà impossibile ora trovare un accordo entro il 17 ottobre, data del Consiglio europeo. Una pericolosissima uscita senza accordo del Regno Unito dall’Ue sarebbe ormai sempre più vicina, anche se c’è una legge delle opposizioni che imporrebbe a Johnson il rinvio se entro il 19 ottobre non avrà un accordo controfirmato dall’Europa.
Dunque a Downing Street, tra cavilli legali, assurdi stratagemmi e la incredibile minaccia (ora non esplicita) di ignorare la legge, le stanno pensando tutte per evitare il rinvio imposto dalle opposizioni ed uscire, molto probabilmente rovinosamente il 31 ottobre, per saltare nel vuoto del No Deal.
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