Renato Brunetta insultato e minacciato sui social network. La polizia postale ha identificato per il momento quattro persone che risultano ora indagate per diffamazione aggravata. Le indagini, coordinate dalla procura di Roma, sono scattate dopo una denuncia presentata dallo stesso ministro della Pubblica amministrazione. Gli agenti delle forze dell’ordine hanno così effettuato accertamenti informatici, pedinamenti virtuali, acquisizione di informazioni in rete e perquisizioni domiciliari che hanno portato all’identificazione degli haters.
A mettere gli inquirenti sulle tracce degli odiatori social è stato dunque lo stesso Brunetta. Il ministro della Pubblica amministrazione in quota Forza Italia non è certo nuovo a battibecchi virtuali, anche duri, con i suoi avversari politici. Brunetta non disdegna nemmeno il ‘corpo a corpo’ social. Il rischio però, come in questo caso, è quello di ritrovarsi alle calcagna sulla rete i soliti odiatori seriali. Anche i quattro indagati dalla polizia postale avevano infatti deciso di prendere di mira il ministro con frasi minacciose e post diffamatori.
A far esplodere il web, ad esempio, sono state le sue dichiarazioni sull’uso dei tamponi da parte dei no vax, pronunciate qualche tempo fa. “Il gioco da fare è di aumentare agli opportunisti il costo della non vaccinazione. – proponeva Brunetta – Come glielo aumenti? Qual è la logica geniale del green pass? O ti vaccini, o guarisci, altrimenti ti fai il tampone. I tamponi sono un costo psichico – spiegava mentre faceva il gesto di infilarsi un ipotetico tampone su per il naso – Fatevi infilare dentro il naso, fino al cervello i cotton fioc lunghi. È un costo psichico e un costo monetario. Più il costo organizzativo”.
Le sue provocazioni hanno evidentemente infiammato i social network. Almeno quella parte di internauti che non concorda affatto sull’imposizione del green pass anche per lavorare. E ad alcuni di loro, evidentemente, deve essere sfuggita un po’ troppo la mano sulla tastiera.
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