Si è sempre parlato solo del personale sanitario come chi è in prima linea contro il Covid, ma troppo spesso ci si è dimenticati degli insegnanti. Soprattutto chi lavora nelle scuole elementari e medie, ha sempre svolto il proprio lavoro in presenza, spesso in classi di pochi metri quadrati con anche trenta persone dentro, e un rischio altissimo di contagio, con dispositivi procurati da sé (perché le mascherine di Arcuri, come si è poi venuto a sapere, non erano idonee) e per una paga decisamente misera. E adesso per gli insegnanti arriva un’altra beffa. Sono stati tra i primi a essere vaccinati, è vero, e le vaccinazioni sono ancora in corso, ma per chi ha avuto, ha o avrà effetti collaterali dopo la somministrazione del vaccino, scatta la “trattenuta Brunetta”. Di cosa si tratta? (Continua a leggere dopo la foto)
Come scrive Il Fatto, “vaccinati ma mazziati”. Perché i docenti che in questi giorni hanno iniziato a fare la tanto attesa iniezione, spesso sono stati costretti a ricorrere a dei permessi retribuiti (nel caso di insegnanti di ruolo) o non retribuiti nel caso del personale supplente, per poterla effettuare. Non solo. “A mandare su tutte le furie maestri e professori è anche la cosiddetta ‘trattenuta Brunetta’, ovvero un decremento stipendiale che scatta in caso di malattia e che è entrato in vigore anche per quegli insegnanti che per effetti collaterali del vaccino sono stati costretti a restare a casa con febbre alta o dolori”. (Continua a leggere dopo la foto)
Una situazione che ha già interessato centinaia di persone che lavorano nella scuola. Elena Sarasino, professoressa all’istituto cdi Varallo, è una di queste, e racconta al Fatto: “Ho dovuto chiedere malattia per i due giorni successivi alla vaccinazione perché ho avuto febbre alta. Il mio istituto non prevede permessi né per la vaccinazione né per i giorni di ripresa dalla vaccinazione, con conseguente decurtazione dello stipendio”. (Continua a leggere dopo la foto)
Un problema che riguarda gli insegnanti della scuola di ogni ordine e grado: “Noi – sottolinea la maestra Eleonora Saviano – alla scuola dell’infanzia non abbiamo giorno libero e non tutti gli appuntamenti sono il sabato. Si fa quel che si può, ma nessuno ci ha facilitato”. La questione ora è arrivata sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che dovrà rispondere ai tanti insegnanti in questa situazione. Ci mancava solo la “trattenuta Brunetta”.
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