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Manovra Italia, arriva l’ultimatum da Bruxelles: “Tagliare 12 miliardi”

Italia, arriva l’ultimatum di Bruxelles: entro domani 12 miliardi di tagli. Dopo la Commissione e l’Eurogruppo, anche il Parlamento Ue boccia la Manovra del Popolo e si dice pronto a “sostenere” l’apertura di una procedura per debito. Il processo al progetto di bilancio gialloverde è andato in scena ieri sera a Strasburgo, nella stanza in cui era riunita la commissione Affari Economici e monetari. Gli eurodeputati hanno preparato un rapporto, nel quale si dicono “rammaricati” per il fatto che l’Italia non abbia cambiato la manovra già dopo la prima bocciatura”.

“Ora servono cambiamenti consistenti e il tempo è estremamente limitato”, avverte Valdis Dombrovskis, intervenuto nella riunione in Parlamento. Al suo fianco, Pierre Moscovici fissa la scadenza per la nuova proposta: dovrà arrivare “al più tardi” all’incontro previsto domani alle 16 tra Giuseppe Conte e JeanClaude Juncker. Un vertice al quale parteciperanno anche i due commissari e il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

I due italiani dovranno presentarsi al tavolo con “cifre chiare” e con una serie di impegni “credibili e concreti”. Solo così “potremmo cambiare la nostra analisi”. Che, al momento, è molto netta: la manovra italiana presenta una deviazione “senza precedenti” dalle regole. E dunque l’apertura di una procedura ripete Dombrovskis “è giustificata, come sostengono anche gli altri governi”. Per evitarla non bastano piccole limature, ma bisogna riscrivere la manovra: la Commissione chiede un taglio di oltre 12 miliardi di euro.

Altrimenti, dice Dombrovskis, “siamo pronti ai passaggi successivi”. Il calendario è già fissato: il 19 dicembre l’esecutivo Ue scriverà nero su bianco i dettagli della procedura, che si presenterà sotto forma di una raccomandazione nella quale sarà indicato il percorso correttivo. Una “cura” che potrebbe durare tra i cinque e i dieci anni.

Il 22 gennaio, poi, l’Ecofin darà la sua approvazione e da quel momento i governi italiani, a partire dall’attuale, avranno le mani legate. “Noi possiamo usare i margini di flessibilità, come abbiamo fatto in passato, ma non possiamo fare deroghe o ignorare le regole”. E cosa dicono le regole? Che l’Italia deve ridurre il proprio deficit strutturale (quello calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum) dello 0,6% del Pil (10,8 miliardi).

Dove si può trovare il punto di incontro? La Commissione è disposta a fare tre passi: accettare una correzione minima (0,1% anziché 0,6%), considerare le previsioni economiche del governo anziché le sue e concedere uno 0,2% di flessibilità (3,6 miliardi) per le spese contro il dissesto idrogeologico. Al netto di tutto ciò, resta da colmare un buco pari allo 0,7% del Pil, poco più di 12 miliardi. Sotto questa cifra diventa difficile far quadrare la manovra nella cornice delle regole.

 

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