Btp, le alternative per investire in risposta al rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Bce. Il successo dei Btp Italia e la crescente popolarità dei titoli di Stato tra i risparmiatori italiani dimostrano l’interesse per queste soluzioni di investimento. Con il rialzo dei tassi, però, la diversificazione diventa fondamentale nella pianificazione finanziaria. Essa consente di ridurre i rischi e generare rendimenti più stabili nel tempo. Tuttavia, è importante ricordare che i conti deposito sono garantiti fino a 100 mila euro per depositante e i Btp sono una scelta adatta solo per gli investitori disposti ad accettare i rischi legati al debito sovrano.
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Alternative ai Btp per gli investimenti
Ecco, dunque, le alternative ai Btp per gli investimenti in Italia. Repubblica sottolinea l’importanza della diversificazione degli investimenti e dei possibili strumenti finanziari a disposizione dei risparmiatori e dei piccoli investitori. In particolare, il successo dell’ultima emissione di Btp Italia e l’intenzione del Tesoro di puntare su soluzioni pensate appositamente per la clientela dei risparmiatori individuali. Il risparmiatore è invitato a valutare attentamente le opzioni di investimento disponibili, soprattutto alla luce dell‘attuale tasso di inflazione, che a livello annuo si attesta all’8,3%. L’ufficio studi di IoInvesto Scf ha infatti confrontato i rendimenti a tre anni di diversi prodotti a basso rischio, tra cui buoni fruttiferi postali, conti deposito e buoni del Tesoro pluriennali. Quest’ultimi sono risultati l’opzione più remunerativa, con un rendimento annuo lordo del 3,3% e una tassazione al 12,5% sulla rendita, che porta il guadagno netto al 2,89%.
Il rischio associato ai Btp è molto basso, sebbene esista il pericolo di una perdita in conto capitale in caso di vendita prima della scadenza. Si analizza, infine, il funzionamento dei conti deposito, prodotto che consente di gestire le risorse finanziarie eccedenti la normale gestione economica personale e che, nonostante offra un rendimento superiore rispetto al conto corrente, risulta meno remunerativo rispetto ai Btp pluriennali. I conti deposito sono tuttavia garantiti fino a 100 mila euro per depositante, anche se il rimborso potrebbe richiedere qualche mese.
Danilo Zanni, amministratore delegato della società di consulenza finanziaria “IoInvesto”, si sofferma sui buoni fruttiferi postali. “Considerando la scadenza a tre anni, è possibile ottenere un rendimento annuo lordo del 1,50% con una tassazione al 12,50% sulla rendita, che porta il rendimento netto all’1,31%. Il Btp è dunque lo strumento migliore tra quelli esaminati, fermo restando l’importanza della diversificazione”.
Come acquistare i buoni fruttiferi
Repubblica analizza due strade principali per acquistare i Btp. In sede di asta al momento dell’emissione, opzione senza costi di transizione. Oppure al prezzo di mercato. In entrambi i casi si può inviare l’ordine tramite il proprio consulente finanziario online o rivolgendosi allo sportello bancario. Stefano Sanna, partner della società di consulenza indipendente NoRisk, ricorda che “spesso banche e assicurazioni propongono ai clienti la sottoscrizione di prodotti all’apparenza altrettanto ‘sicuri’, come gestioni separate o conti deposito”, in quanto rendono maggiormente. Ricorda, però, che le prime sono “soluzioni d’investimento assicurative, caratterizzate dal fondo il cui patrimonio è separato da quello della compagnia, in modo che le somme investite non siano soggette a eventuali problemi societari”. C’è una forte controindicazione: “le recenti vicende di Eurovita hanno evidenziato come, sotto un prodotto apparentemente semplice e sicuro come le polizze assicurative, talvolta si nascondano delle insidie. Queste possono riguardare gli asset detenuti in portafoglio, che in questo caso erano più rischiosi di quanto avrebbero dovuto essere, o le conseguenze di un improvviso aumento di richieste di riscatto”.
In conclusione, l’avviso di Sanna. “All’interno di un portafoglio a rischio medio adeguatamente diversificato, è ragionevole che i nostri titoli di Stato rappresentino intorno al 15% del totale. Includendo le scadenze più a breve per l’impiego della liquidità, mentre per l’esposizione su scadenze più lunghe è consigliabile ricercare una maggiore diversificazione fra gli emittenti”.
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