La lettera Z, oltre ad essere l’ultima dell’alfabeto, ha assunto anche un altro significato nelle ultime settimane. È infatti diventata il simbolo dell’esercito russo che ha invaso l’Ucraina. La Z viene dipinta sulle fiancate dei carri armati di Mosca, anche se non è ancora chiaro il vero significato che gli è stato dato. Fatto sta che il rischio di emulazione allo scopo di appoggiare la guerra scatenata da Vladimir Putin è grande. E non solo in Russia, ma anche nei Paesi occidentali. Per questo la Germania sta pensando di vietarne l’uso in determinate situazioni. A raccogliere questa proposta in Italia è Alessandra Moretti. Ma sull’eurodeputata del Pd si scatena una bufera social.
“Il ministero dell’Interno tedesco annuncia che chi esporrà la lettera ‘Z’ per esprimere sostegno alla Russia “potrebbe essere penalmente perseguito sulla base della legge tedesca sull’apologia di reato che proibisce l’approvazione pubblica di determinati crimini. Chi esporrà la Z con l’intenzione di sostenere le azioni dell’esercito russo, per esempio attaccandola o disegnandola sulla propria auto o all’esterno della propria casa, mostrandola durante una manifestazione, oppure pubblicandola online, potrà essere multato o essere condannato fino a tre anni di prigione dal tribunale locale di riferimento”, si legge nella nota del ministero.
Notizia che viene subito ripresa con entusiasmo da Alessandra Moretti. “Gli Stati federali tedeschi della Bassa Sassonia e della Baviera annunciano sanzioni penali per chi userà il segno ‘Z’ nei luoghi pubblici. Nessuna equidistanza e totale condanna per l’aggressione di Putin. Facciamo lo stesso in tutta Europa”, scrive l’eurodeputata Dem su Twitter.
Ma il suo cinguettio le costa molto caro: una bufera social con migliaia di messaggi di protesta. “Io proporrei di eliminare anche altre due lettere abbastanza imbarazzanti: P & D”, ironizza qualcuno. “Coi problemi reali in cui versa il nostro Paese e 500mila aziende che stanno per chiudere, questo è il punto massimo di intelletto che lei riesce ad esprimere. Non riesco neanche ad insultarla”, si sfoga un altro. Ma questi sono solo due esempi tra tanti.
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