Una storia che ha scioccato l’Italia, quella che ha visto oltre gli oltre 50 passeggeri dello scuolabus di San Donato Milanese rischiare la vita di fronte alla follia dell’autista Ousseynou Sy, 47 anni, di origini senegalesi con cittadinanza italiana da oltre 10 anni. Una vicenda che ha dato il via a polemiche e riflessioni, con particolare attenzioni rivolte alle persone che si trovano a operare ogni giorno con dei bambini e che, questo l’appello del Garante per l’Infanzia, andrebbero controllate meglio.
Nello specifico, il protagonista della vicenda aveva infatti alle spalle dei precedenti penali: una condanna definitiva a un anno per violenza sessuale del 2018, con la pena però sospesa, e la patente sospesa per un periodo perché risultato positivo all’alcol test. I colleghi lo hanno subito difeso, sostenendo come si trattasse di una persona sempre molto precisa e puntuale sul lavoro. L’azienda per la quale lavorava ha fatto sapere di non essere al corrente del suo passato. Tanti, i retroscena emersi in queste ore sul caso. Accompagnati da qualche bufala.
Imprecisa, ad esempio, la notizia che a chiamare i soccorsi sarebbe stato un bambino di origini egiziane, favorendo l’intervento dei carabinieri che hanno fatto uscire i bambini prima che l’autobus prendesse fuoco. Una circostanza emersa nelle prime ore mai confermata successivamente dalle forze dell’ordine. Come inesatte erano le prime descrizioni di Ousseynou Sy, senegalese sì ma in possesso della cittadinanza italiana dal 2004, sposato con una donna italiana con la quale ha avuto due figli.
Il diretto interessato ha confermato di voler punire l’Europa per i morti in mare, un gesto premeditato con il caso della nave Ionio a fare da miccia. Chiarendo poi, al contrario di quanto si diceva inizialmente, di non aver mai voluto far male a nessuno. “Se non fossero intervenuti i carabinieri nessuno si sarebbe fatto male”, ha detto ai pm. La benzina e le fascette servivano, nel suo racconto, “a tenere buoni i bambini”. Ha ammesso di avere portato un coltello da cucina, mentre non conferma di avere avuto una pistola.
Tra le ammissioni, quella di aver girato prima del sequestro del bus un video, caricato su Youtube “e inviato in Senegal a familiari e amici”. Sulla vicenda si è espresso anche il figlio di Trump, che ha sfruttato l’accaduto per difendere le politiche del padre in tema di immigrazione: “Perché non accogliere persone come il senegalese?”.
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