Le inchieste di Fanpage si portano inevitabilmente dietro un polverone di polemiche. Politiche nel caso dei primi due scoop sulla ‘Lobby nera’ che si sarebbe infiltrata nei partiti di destra come Lega e Fratelli d’Italia. Mediatiche, come invece sta accadendo in queste ore, dopo che a Piazzapulita su La7 è andato in onda un servizio sulla galassia no vax. Anti vaccinisti già messi sotto tiro dagli infiltrati di Fanpage nelle scorse settimane. Ora però, la testata Byoblu, definita un “portale di disinformazione” durante il servizio, minaccia azioni legali per “diffamazione aggravata” contro i colleghi.
Le inchieste esclusive di Fanpage colpiscono spesso nel segno, se è vero come è vero che scatenano sempre una marea di polemiche. La storia che ha visto protagonista Roberto Jonghi Lavarini, il cosiddetto ‘barone nero’, è andata avanti per mesi. E non è detto che sia conclusa, dopo aver comunque provocato danni elettorali ai partiti sovranisti. Da qualche settimana, invece, i giornalisti della testata diretta da Francesco Cancellato, hanno deciso di infiltrarsi nel movimento no vax per documentarne gli aspetti finora più sconosciuti.
Nella serata di giovedì 2 novembre, a Piazzapulita è andata in onda la terza parte dell’inchiesta ‘I superdiffusori’, girata sotto copertura da due collaboratori di Fanpage. A venire infiltrati sono stati anche gli attivisti del sito ComeDonChisciotte, molto cliccato dagli anti vaccinisti e conosciuto per diffondere diverse fake news sulla pandemia. Peccato però che i giornalisti di Fanpage, durante il video, definiscano questo sito secondo solo a Byoblu come “portale di disinformazione più seguito”.
Un commento di pochi secondi che però non sfugge al direttore di Byoblu, Claudio Messora. “Ci informano che su La7, durante il programma Piazzapulita, è andato in onda un servizio prodotto da Fanpage, che definisce Byoblu ‘il portale di disinformazione più seguito’. Byoblu è una televisione nazionale e una testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano, con un direttore responsabile e una squadra di giornalisti professionisti e non, che si caratterizza per una linea editoriale indipendente. – precisa Messora – Definirci un portale di disinformazione configura il reato di diffamazione aggravata ed è lesivo della reputazione di chi lavora ogni giorno con passione, fatica e diligenza per riportare completezza nel mondo dell’informazione”. Si vedrà se alla minaccia seguirà una vera denuncia.
Potrebbe interessarti anche: Fanpage risponde alla Meloni: “Racconta fake news”