Massimo Cacciari protagonista dell’ultima puntata di Non è l’Arena. Il filosofo ha appena pubblicato un appello per la pace in Ucraina, firmato anche da altri intellettuali, sia di destra che di sinistra. Iniziativa criticata aspramente dal giornalista del Corriere della Sera Gianni Riotta. E allora il conduttore di Non è l’Arena, Massimo Giletti, decide perfidamente di rigirare il coltello nella piaga della polemica. E la risposta di Cacciari non delude le attese.
“Oggi lei ha presentato un documento con altri intellettuali italiani che è stato subito che è stato subito criticato. Ma aveva un unico obiettivo: arrivare in fretta a una pace in Ucraina. Le faccio vedere un tweet polemico di Gianni Riotta”, così Giletti provoca il suo ospite. “L’appello destra-sinistra firmato da Cacciari, Cardini, con Buttafuoco e Veneziani, chiede la resa dell’Ucraina alla Russia, senza neppure garanzie contro future invasioni. Non è solo vergognoso, è scritto male da Putinversteher che non leggono le notizie sulla controffensiva”, questo il contenuto del tweet.
“Gianni Riotta è quello che mi ha dato del putiniano il giorno stesso in cui su La Stampa un mio articolo iniziava con ‘Io detesto Putin’. – replica indispettito Massimo Cacciari – Ma lasciamo perdere Riotta per carità di patria. Il discorso che ogni persona dotata di buon senso dovrebbe cercare di vedere è che si giunga, non dico alla pace che è una parola grande, ma almeno al cessate il fuoco. Io Europa mi impegno a riaprire delle trattative, ma tu Russia hai aggredito. Non si può aggredire un altro Paese. Quindi tu cessi le ostilità anche unilateralmente”.
“Anche il Papa sostiene questa tesi. Perché non finisce mai nelle liste dove finisce lei e gli altri suoi amici?”, lo stuzzica però ancora il conduttore. “E infatti Riotta e gli altri vili quando Cacciari dice questo si permettono. Ma ovviamente a Cacciari gliene fotte minus quam merdam. Ma per il Papa invece no”, sbotta definitivamente il filosofo. “Anche per De Benedetti, forse perché è un potente”, fa notare Giletti. “Perché sono dei vili”, ribadisce allora Cacciari.
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