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Caivano, l’atroce sospetto degli investigatori

Caivano stupro minorenni pedofilia

A poco più di trenta giorni dalle denunce delle famiglie di due bambine, rispettivamente di 10 e 12 anni, riguardo presunti stupri avvenuti a Caivano, si intensificano le indagini. I sospetti si concentrano attualmente su due maggiorenni, di 18 e 19 anni, e otto minori di età compresa tra 14 e 17 anni.
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La procura di Napoli Nord ha assegnato all’ingegnere Giuseppe Testa, come riportato dal Mattino, il compito di analizzare i cellulari dei maggiorenni indagati. Testa, noto per la sua esperienza in casi simili, ha precedentemente lavorato sul caso del piccolo Giuseppe Dorice di Cardito, tragicamente assassinato dal compagno della madre. Per questo caso, la Corte d’Assise pronunciò una condanna all’ergastolo per entrambi i responsabili.

Contrariamente alla prassi, dove spesso vengono concessi due mesi per questo tipo di analisi, Testa ha ricevuto l’incarico di presentare una prima relazione entro un mese. Questa decisione di accelerare le tempistiche potrebbe essere legata ai sospetti emersi dalle prime analisi degli smartphone degli indagati. L’obiettivo principale è recuperare chat, video e qualsiasi tipo di comunicazione che possa fornire elementi chiave per le indagini. Emergono infatti preoccupanti sospetti riguardo alla vendita di materiali pedopornografici, possibilmente provenienti dagli smartphone degli indagati.

Tra le informazioni più sconvolgenti, si segnala la scoperta di video autoerotici inviati da una delle vittime a uno dei minori coinvolti, e successivamente rinvenuti dal padre del 16enne.

Ulteriori indagini si stanno concentrando sulla bambina di 10 anni, la quale ha dichiarato di aver subito abusi dal suo presunto fidanzatino da quando aveva solamente otto anni e mezzo.

Tuttavia, le indagini non si fermano qui: le autorità stanno anche esaminando le famiglie delle vittime. L’obiettivo è determinare in che misura i genitori abbiano esercitato un controllo sui comportamenti delle loro figlie e se avessero trascurato o ignorato segnali d’allarme nei mesi precedenti.