Guerra per i diritti del calcio in tv in Serie A. Dazn, Sky, Amazon, Rai, Mediaset, Apple, Discovery: chi trasmetterà in streaming e chi in chiaro? E a quali costi? Mentre la Lega Serie A si prepara a vendere i diritti televisivi post 2024 al miglior offerente, gli italiani si chiedono quanto dovranno pagare. E, magari, quanti abbonamenti dovranno sottoscrivere per continuare a seguire la propria squadra del cuore nei prossimi anni. Queste due esigenze, l’aspirazione della Serie A a ottenere guadagni massimi e il desiderio dei tifosi di pagare il meno possibile, dovranno trovare un punto di equilibrio nella nuova configurazione delle trasmissioni sportive.
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È guerra per i diritti del calcio in tv in Serie A: chi vince e chi perde
Ci sono ancora nove giorni di tempo per mettere fine alla guerra per i diritti del calcio in tv in Serie A. L’Antitrust approva le linee guida per la gara d’appalto e indica una possibile soluzione: favorire la cessione dei diritti tv a più operatori, indipendentemente dalla piattaforma, limitando le esclusive al minimo necessario. Questo modello è stato in parte anticipato dalla Lega Serie B negli ultimi tre anni. Resta da vedere come risponderà il mercato domestico e se ci saranno effettivamente diversi broadcaster, operatori telefonici e servizi di streaming pronti ad investire nel massimo campionato italiano.
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La Lega Serie A ha messo sul tavolo una vasta gamma di offerte per pacchetti che superano i tre anni (il limite imposto dalla legge Melandri appena abolito, ndr). Le risposte del mercato dovranno essere presentate entro il 14 giugno. Soltanto in seguito potrà esserci una fase di trattative private per raggiungere e magari superare il “prezzo minimo” stabilito nell’appalto. Che è supera i 927,5 milioni ottenuti nel triennio 2021/2024: 840 milioni da Dazn per il pacchetto principale e 87,5 milioni da Sky per tre partite in co-esclusiva per ogni giornata.
Prezzi minimi e accordi per i diritti tv
In caso di accordo triennale, il prezzo minimo è fissato a 1 miliardo e 150 milioni a stagione. Se è presente un accordo quadriennale, questo ammonta a 1 miliardo e 265 milioni. Infine, in caso di accordo quinquennale, a 1 miliardo e 380 milioni all’anno fino alla stagione 2028/2029. I pacchetti proposti dalla Lega comprendono varie opzioni: dalle esclusive assegnate a più operatori, con o senza parità nel numero di partite, alle co-esclusive parziali e totali. C’è anche la possibilità di assegnare intere giornate di campionato a un solo broadcaster, come accaduto per la Premier League con Amazon per le partite del periodo natalizio e il cosiddetto “boxing day”. E poi la novità di una trasmissione in chiaro il sabato sera e/o la domenica pomeriggio.
Insomma, i tifosi potrebbero dover sottoscrivere da uno a tre abbonamenti. E poi l’Uefa ha già venduto i diritti delle Coppe europee 2024/2027, inclusi i nuovi format della Champions, a Sky per oltre 200 milioni all’anno, ad eccezione della migliore partita del mercoledì, ceduta ad Amazon, con una spesa di 85 milioni all’anno.
La questione del canale della Lega Serie A
Non si conosce il futuro del canale della Lega Serie A, usato come una leva per stimolare i broadcaster. Oggi, grazie al supporto tecnologico e alle strutture disponibili, come l’International Broadcasting Center di Lissone, un centro di produzione all’avanguardia che dal 2021 produce già i contenuti della Serie A, questo progetto alternativo sembra più credibile nel caso in cui non si presentino offerte soddisfacenti. In tal caso, sarebbe la Lega a produrre il contenuto televisivo e successivamente a rivenderlo su diverse piattaforme di distribuzione, generando almeno 1,2 miliardi di introiti all’anno dal 2024 al 2034. Si tratta comunque di un progetto futuro per il quale potrebbe essere utile l’intervento di fondi di investimento e private equity (l’Antitrust non ha ammesso la possibilità di partner industriali in questa direzione, anche se la Lega ne ha ipotizzato la presenza), da selezionare con l’assistenza dell’advisor Lazard.
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