Carlo Calenda sbatte la porta in faccia ad una eventuale alleanza con il M5S. Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo nella serata del 6 ottobre, il leader di Azione boccia la linea politica di Giuseppe Conte utilizzando parole durissime. Calenda non fa sconti nemmeno al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio che, a suo parere, “in un Paese normale venderebbe i giornali”.
Il giornalista Luca Telese lo esorta a formare un terzo polo, oppure ad allearsi definitivamente con il centrosinistra. “L’ho detto su tutte le interviste dei giornali. – puntualizza allora Calenda – Io sono favorevole a costruire un’alleanza ampia che metta insieme i socialisti democratici, dove io siedo in Parlamento. Cioè il Partito democratico, i liberal-democratici, una forza che va costruita perché è importante, e i popolari tipo Mara Carfagna che devono staccarsi quel mondo lì e dire al centrodestra che c’è un’alternativa a quello schifo là. Può prendere i voti, può governare il Paese”, spiega con foga l’ex ministro.
“Quindi Conte no, ma Berlusconi sì, per sintetizzare”, chiosa allora la Gruber. “No Berlusconi è andato”, Calenda scosta questa ipotesi accompagnandosi con un ampio gesto della mano. “Ma Fratoianni ci sta in questa famiglia con Calenda?”, lo punzecchia ancora Telese. “Fratoianni dice un sacco di idiozie, ma certo che si perché si discute con le persone”, replica il politico. “Io non sono d’accordo ad estendere questa coalizione ai sovranisti e ai populisti – affonda poi il colpo – Per me non ci stanno i 5 Stelle. Conte non lo so cos’è. È quello dei decreti sicurezza che poi ha fatto finta di non averli scritti”.
Lilli Gruber prova ad intervenire, ma Calenda la stoppa. “Non mi blocchi quando dico questa cosa – prosegue nel suo ragionamento – perché Conte è stato quello che ha fatto i decreti sicurezza. Poi ha fatto un’intervista dicendo che Salvini era cattivo perché ha fatto i decreti sicurezza. È un trasformista. Quando spiega le cose lo fa in modo retorico e superficiale. È una persona di cui io non ho stima dal punto di vista politico”, prosegue nel suo sfogo. Per non parlare di Luigi Di Maio che, come ministro dello Sviluppo economico, è stato un “disastro epocale. Uno che in un Paese normale venderebbe i giornali”, conclude.
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