“Ho deciso. Mi candido”. Carlo Calenda avrebbe sciolto la riserva con i suoi fedelissimi, così come riposta Repubblica. Il leader di Azione punta a conquistare il Campidoglio. E lo farà non da solo, né contro il Pd. Bensì alla guida di una coalizione larga di centrosinistra che naturalmente escluderebbe i Cinquestelle. A questo punto, stando ai rumors, Calenda sarebbe persino pronto ad accettare le primarie, se sono proprio necessarie. Sebbene non le condivida: “Su Roma sono sbagliate, ma non ho ragione di temerle”, dice in un tweet. Carlo Calenda ne ha parlato anche con Nicola Zingaretti in una lunga telefonata utile al leader di Azione per sondare gli umori del segretario dem.
Zingaretti intanto ammette: “È caduta una pregiudiziale sulle alleanze da parte del Movimento 5 Stelle, quindi è aperto un processo. Io continuo a dire che ogni città deciderà in autonomia, tant’è che a Roma è in corso un primo embrione di coalizione”. E Calenda teme proprio questo, pur senza scoraggiarsi. Anche perché i primi sondaggi lo danno nettamente in testa. Staccherebbe di diversi punti Virgiani Raggi e al momento anche gli elettori di centrosinistra si dichiarano compatti al suo fianco.
Dalla sua, Calenda sa di avere anche un bel pezzo di Pd, specie Base riformista, la corrente di Guerini e Lotti. Ha i renziani, che su di lui insistono come «”profilo più forte passibile”. Se Pd e M5S non trovano la quadra su Calenda e se lui e la Raggi si scontrassero, ai ballottaggi contro il centrodestra è più facile che andrebbe la sindaca uscente che non il leader di Azione. Uno scenario da incubo anche per Zingaretti che a Roma non può certo permettersi una sconfitta.
Sulle primarie Calenda è critico anche da un punto di vista sanitario, e lo ha detto a Zingaretti: “Ma scusate, voi dite agli italiani di non ospitare più di sei persone in casa e poi invitate migliaia di elettori a mettersi in fila, tutti ammassati, per votare il candidato sindaco?”. Il segretario è stato irremovibile: “Si faranno”. Con calma, però. Tuttavia il sentiero appare ormai tracciato: se il Pd aiuta Calenda, Calenda vince.
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