Una stretta sul reddito di cittadinanza nella legge di bilancio, con regole che si faranno più rigide per far pesare meno il provvedimento sulle casse dello Stato. Nello specifico, cinque euro in meno ogni trenta giorni dopo sei mesi senza impiego e divieto di rifiuto del lavoro. La disattivazione della card arriverà dopo due no alle offerte di impiego. E, soprattutto, la somma versata alla famiglie che hanno al loro interno elementi in grado di cercare lavoro decrescerà con il tempo.
A rivelare le modifiche al vaglio dell’esecutivo guidato da Mario Draghi è stato il Mattino, secondo il quale “dopo sei mesi verrà ridotta di cinque euro ogni mese finché uno degli elementi del nucleo familiare non sottoscriverà un contratto di lavoro”. Il taglio totale ammonterà a 60 euro, ovvero il 10% della prestazione totale, sulla falsariga di quanto già accade (con una percentuale del 3%) per Naspi e Discoll, gli attuali sussidi di disoccupazione.
Repubblica ha fatto però sapere che la riduzione non si applicherà alle famiglie in cui tutti i componenti sono inoccupabili o finché c’è un componente che ha meno di tre anni oppure una disabilità grave oppure non è autosufficiente. In ogni caso, secondo il quotidiano l’assegno non scenderà mai sotto i 300 euro al mese e quelli da 300 euro non saranno toccati. La sospensione arriverà in caso il beneficiario iniziasse a lavorare, per poi riprendere in caso di nuova disoccupazione.
Aumenteranno le ragioni di decadenza: una sarà la mancata presentazione al Centro per l’Impiego quando convocato, mentre al secondo rifiuto di un’offerta lavorativa si perderà il sussidio, con modifiche anche ai criteri per ritenere congrua l’offera: il lavoro potrà essere anche a tempo determinato, fino a 80 chilometri da casa, part time, in somministrazione per almeno tre mesi e ovunque in Italia per i contratti stabili.
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