Aldilà di cosa si possa credere fuori dall’Italia, nel nostro Paese le lauree in discipline umanistiche vengono quasi considerate come inutili, in quanto sono in molti a ritenere che siano discipline non spendibili nel mondo del lavoro. Eppure basta varcare la soglia del confine italiano perché queste lauree acquisiscano un valore aggiunto. Lea Niccolai, 28 anni, ha appena ottenuto l’Hare Prize per la migliore tesi di dottorato, uno dei premi più prestigiosi dell’università. La sua passione per gli studi classici l’ha portata a diventare oggi ricercatrice a Cambridge, ma se non avesse lasciato l’Italia probabilmente questo sogno non si sarebbe avverato: “Le materie umanistiche non sono sempre una strada senza sbocchi. Chi le studia ha una marcia in più”.
Le lettere non godono di un’ottima fama di questi tempi e Lea ne è consapevole: “La società di oggi tende a privilegiare le competenze tecniche. Le materie umanistiche sono considerate una scelta di serie B e chi decide di studiarle viene visto come uno senza le idee chiare. Ma è una visione sbagliata. Qui c’è un approccio più interdisciplinare: l’insegnamento non è l’unico sbocco, non c’è la sensazione di camminare su un binario prestabilito. Chi studia materie umanistiche può decidere anche di intraprendere un percorso politico, giuridico, economico. Il laureato in questo campo è considerato un candidato dotato di forti capacità critiche, di un repertorio vasto di strumenti concettuali e un individuo con la capacità – sempre più trascurata – di leggere e comprendere testi complessi. Dunque, il mercato del lavoro perché non dovrebbe apprezzarlo?”.Ti potrebbe interessare anche: Il papa: “Servono più donne nelle istituzioni di responsabilità della Chiesa”