Il governo Meloni decide la stretta sulla cannabis light. Anzi no. Succede tutto in poche ore. Palazzo Chigi ha infatti deciso di ritirare l’emendamento alla delega fiscale, depositato ieri in commissione Finanze alla Camera, che introduceva una serie di regole più restrittive per la commercializzazione e la vendita della cosiddetta erba legale. Un dietrofront che giunge dopo una note di discussioni all’interno della maggioranza di centrodestra.
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Cannabis light: il dietrofront del governo Meloni
Alla fine il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di mettere da parte la nuova norma contro la cannabis light. Ma, secondo quanto apprende il quotidiano Repubblica, la stessa proposta verrà inserita nuovamente all’interno di un altro provvedimento. L’intenzione del governo resta comunque quella di regolamentare un settore al momento considerato troppo ‘selvaggio’.
Ad indurre il governo Meloni a questo passo indietro è il fatto che le nuove regole sulla cannabis light avrebbero potuto essere dichiarate incompatibili rispetto al contenuto della delega fiscale, che si occupa appunto di riforma del fisco. Invece nella proposta dell’esecutivo non si prevede soltanto un intervento in ambito fiscale, prevedendo una tassazione come quella applicata sulle sigarette. Ma anche una serie di divieti, a partire da quello della vendita ai minorenni.
L’emendamento sulla cannabis light, prima inserito nella delega fiscale e poi ritirato dal governo Meloni, contiene anche il divieto di vendita a distanza e tramite i distributori automatici, ma anche lo stop a pubblicità e attività di promozione. Nel testo si legge che la vendita dell’erba legale è permessa solo nelle rivendite di tabacchi e negli altri punti vendita specializzati. Ma solo se questi ultimi soddisfino determinati requisiti. La battaglia del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni contro la cannabis è dunque soltanto rimandata.
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