Gas lacrimogeni lanciati dalla polizia, urla, accuse. Continua a crescere la tensione intorno al confine tra Messico e Stati Uniti, a Tijuana, dove si sono accumulati migliaia di migranti arrivati per lo più dall’Honduras in attesa di poter fare domanda di asilo in America. A pochi passi da mura alte, filo spinato e schieramenti delle forze dell’ordine sono poi improvvisamente scoppiati i disordini, conclusi con decine di arresti e la promessa del governo messicano di rimpatriare i facinorosi.
Una giornata iniziata con una manifestazione pacifica con cui circa 500 migranti si sono avvicinati al confine degli Stati Uniti, per chiedere maggiore velocità nella gestione delle pratiche di richiesta di asilo che quasi tutti vogliono presentare. La polizia messicana, con reparti in tenuta antisommossa, ha però cercato di interrompere la marcia e allontanare i migranti dal confine, che in quel punto è attraversato ogni giorno da migliaia di persone, auto e camion. A quel punto la situazione è diventata caotica.
Qualche centinaio di persone ha provato ad aggirare i cordoni della polizia messicana per avvicinarsi ulteriormente al confine statunitense, non è chiaro se con l’intenzione di entrare illegalmente nel paese o senella speranza di poter presentare di persona una domanda di asilo. Centinaia di persone hanno attraversato il letto di un fiume in secca sul confine e si sono ammassate lungo un muro di protezione sorvegliato dagli agenti di frontiera statunitensi. A quel punto è stato usato gas lacrimogeno.
In tutto la polizia messicana ha arrestato 39 persone che avevano partecipato ai primi scontri con la polizia e che avevano cercato di attraversare illegalmente il confine.La marcia di domenica potrebbe essere stata motivata anche dal rischio che nelle prossime settimane Messico e Stati Uniti trovino un accordo per riformare la gestione delle domande di asilo negli Stati Uniti. Il presidente Trump chiede da tempo che i migranti possano fare domanda di asilo quando sono ancora in Messico, in modo che a nessuno venga permesso l’ingresso negli Stati Uniti prima di un eventuale accoglimento della loro richiesta.
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