Una politica che non funziona, quella di Matteo Salvini. Un piano pieno di falle, di evidenti crepe che il Capitano cerca di nascondere sotto il rumore assordante dei suoi proclami, delle sue sparate, dei suoi attacchi feroci. Quelli a Carola Rackete, additata come nemica dello Stato italiano per aver fatto sbarcare 42 migranti nel porto di Lampedusa in barba ai divieti. Negli stessi giorni in cui, nel silenzio più totale, intorno a quella stessa zona arrivavano di soppiatto circa 600 persone.
Migranti che le autorità italiane non sono in grado di fermare per tempo perché, al contrario di quelli raccolti in mare dalle navi delle ong, non chiedono permessi o autorizzazioni per sbarcare sul nostro suolo. E che poi vanno gestiti, curati, trasferiti altrove quando possibile. Operazioni che però si svolgono con le maniche rimboccate, non con la tastiera in pugno a vomitare tweet d’odio.
Perché la realtà, quella lontana dai profili social di Salvini, è fatta di trattati internazionali che difendono la vita umana e obbligano a prestare soccorso a chi ne ha bisogno. Quella che ha visto, non a caso, Carola tornare subito in libertà dopo l’arresto: salvare vite umane non è, per fortuna, ancora un reato. Il contrasto all’immigrazione andrebbe giocato su altri piani. Trattando con gli altri stati, invocando una revisione dei criteri di ridistribuzione. Esercitando a Bruxelles quella diplomazia che il leader della Lega non ha certamente tra le frecce a disposizione.
La politica dei porti chiusi, di contro, è e continua a rivelarsi un fallimento. Come d’altronde non si vede ancora traccia del taglio delle accise sulla benzina, dell’abolizione della tanto detestata Legge Fornero, degli aiuti ai terremotati. Tutte promesse mai mantenute. La sinistra, il Pd sottotono di Zingaretti, continua ad attaccare Salvini per il suo presunto razzismo. Non si accorge che, per screditarlo, basterebbe ricordare agli elettori i risultati, pochissimi, portati effettivamente a casa.
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