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Careem Dubai: Donne a lavoro nel Medio Oriente

Careem è una società leader dei servizi di trasporto privato in 80 città dal Nord Africa al Pakistan. Fondata da due ex-consulenti di McKinsey nel 2012, è nata puntando tutto su chi non sa o non può guidare: l’impatto maggiore è ricaduto sulla sfera femminile della popolazione, come in Pakistan, dove il 70% degli utenti è donna. Compatibilmente con le leggi locali, la società sta puntando anche all’assunzione di donne chaffeur, dando un segnale di cambiamento e creando inclusione nel mercato del lavoro. Il tutto secondo i piani della Kingdom Holding Company, prima società saudita e presente a livello mondiale, che nel mercato locale ha bisogno di creare alternative al calo del prezzo del petrolio. 

L’Arabia saudita era l’unico Paese al mondo a vietare alle donne di mettersi al volante da sole. Con pesanti effetti sulla loro vita. Secondo l’Istituto di statistica di Riyad nel 2016 il 34% delle donne era in disoccupazione, anche a causa dell’impossibilità di raggiungere in autonomia il posto di lavoro. Le donne che hanno un impiego sono state costrette finora a ingaggiare degli autisti per i loro spostamenti. Per questo Uber è una delle app più adoperata dalle donne saudite.

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Chi è Careem e cosa fa?

Careem opera in 80 città di 13 paesi dal Nord Africa al Pakistan, ed è leader di mercato nella maggior parte di questi. Con sede a Dubai, la Careem Networks FZ LLC offre un servizio analogo a quello di Uber: trasporto privato con comunicazione diretta fra autista e utente mediante un’app.

L’idea è stata di due ex-consulenti di McKinsey, che nel 2012 hanno dato vita ad un progetto interamente dedicato ai territori del Medio Oriente, dove l’azzardo di introdurre il ride-hailing, ed estenderlo anche a donne, poteva costituire una vera e propria opportunità di business, oltre che una rivoluzione sul piano dei diritti. Proprio a questa mira geografica Uber ha fatto seguito poco dopo, nel 2014. Di fatto, le due sono competitor in moltissime città: eppure, nonostante Uber sia un fenomeno più radicato nel tempo, oltre che più conosciuto, Careem è la prima scelta in quasi tutte le città dove il servizio è offerto.

Ora le case automobilistiche stanno fiutando l’affare: vendere auto alle future neopatentate saudite. Il mercato comprende circa 9 milioni di potenziali consumatrici. E questo potrebbe compromettere gli affari di Uber.

Nel round d’investimento da ben 500 milioni di dollari, che ha fatto guadagnare alla società la valutazione al miliardo e mezzo, i grandi scommettitori sono stati la Kingdom Holding Company, società del principe saudita più ricco, al-Walid bin Talal Bin ‘Abd al-‘Aziz, che vanta una presenza azionaria in diversi colossi del mercato (per citarne alcuni Amazon, AppleCoca-ColaDisneyTwitter) e la tedesca Daimler AG, detentrice dei marchi Mercedes-BenzSmart e Formula1.

La società gode dei migliori ricavi nei paesi con scarse alternative di trasporto e dove gran parte della popolazione non sa o non può guidare. Un esempio interessante è l’Arabia Saudita, dove alle donne non è ancora concesso di stare dietro al volante: al massimo, gli è concesso prendere i mezzi non accompagnate da un uomo. Fra le saudite, ben quattro su cinque preferiscono Careem a qualsiasi altro rivale, soprattutto rispetto ai taxi locali. Il servizio è ritenuto di gran lunga più sicuro, e con tariffe più accessibili, in piena coerenza con l’obiettivo definito dal CEO, Mudassir Sheika.

Alto potenziale di mercato

Secondo quanto dichiarato dalla stessa Careem, i nuovi finanziamenti portano la quotazione della società del ride hailing di Dubai a 1 miliardo di dollari. Briciole rispetto alla stratosferica valutazione di Uber, che supera i 60 miliardi, ma comunque una cifra da capogiro per una start up e che premia l’innovazione nella regione mediorientale. Il mercato è considerato molto promettente sia in città all’avanguardia come Dubai, il cui utente medio ha alta disponibilità di spesa, sia in città meno ricche dove i trasporti pubblici sono poco efficienti e le donne spesso non possono guidare e il ride hailing si propone come valida soluzione.

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Donne impeccabili chaffeur

Sembrerebbe che il governo saudita abbia in programma di rilasciare le prime patenti alle donne entro giugno di quest’anno, a condizioni ancora ignote (probabile il rilascio solo dopo l’autorizzazione di un uomo). Il Principe Mohammed bin Salman percorre la via della modernizzazione del paese sul fronte sociale, vista come un passaggio necessario per creare nuovi spiragli di mercato che permettano all’Arabia Saudita di sganciarsi dall’andamento del petrolio, dal trend non positivo.

Careem, ben felice di vestirsi del ruolo di propulsore di riforme, sta assumendo e formando donne da rendere impeccabili chaffeur non appena la nuova legge entrerà in vigore: una serie di sessioni da 90 minuti nelle città saudite di Riyadh, Jeddah e Al Khobar, per le donne che abbiano già acquisito patenti valide all’estero.

In realtà, Careem ha già sperimentato l’assunzione di autiste in Pakistan, dove il 70% dei suoi utenti sono proprio donne. Nelle principali città del Pakistan, la compagnia ha lanciato anche interessanti iniziative aggiuntive alla semplice corsa, come spedizioni, servizi medici o qualsiasi altro servizio che si possa portare direttamente nelle case degli utenti.

Il dato che ha costretto ad una seria apertura verso l’inclusione e all’ampliamento della forza lavoro è la disoccupazione, attualmente ad un terzo della popolazione saudita. Non sorprenderà che un forte impatto su questi numeri dipenda anche dalle donne laureate, a cui in molti casi non è concesso di lavorare. Il piano “Vision 2030” del Principe Mohammed prevede la creazione di 450.000 posti di lavoro entro il 2030, appunto, e i progetti della società ben si sposano con la pianificazione economica saudita.

“Il governo ha bisogno che le donne facciano parte della forza lavoro oggi” come dice al-Sharif. Insomma, il cambiamento è in arrivo, e il trasporto su richiesta aiuterà a renderlo effettivo, ma non è ancora chiaro che sembianze assumerà. Per il momento, Careem ha dato prova di essere un’ottima opzione per le donne e il mercato del lavoro nel difficile incontro-scontro fra tradizione e cambiamento nel Mediterraneo Orientale.

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