Continuano i guai in borsa per Banca Carige, con un titolo che continua a perdere fino al 10% in borsa dopo la nomina del nuovo cda: Vittorio Malacalza ha vinto la sua battaglia per il controllo dell’istituto ligure, portando così alla nascita di un nuovo board e di nuovo Ceo, Fabio Innocenzi, scelto all’unanimità a conferma di una pace ritrovata tra i soci. Sotto forti pressioni a Piazza Affari, però, ecco che nel futuro di Banca Carige sta prendendo forma l’idea di un nuovo aumento di capitale. L’indiscrezione è stata rivelata dal sito Milano Finanza: si tratterebbe di 200 milioni di euro, dopo i 560 del dicembre 2017. Fra le cause, il fatto che Malacalza avrebbe commentato venerdì scorso di non vedere come prioritaria una fusione, per altro richiesta in maniera formale a settembre da una lettera della Bce. I desk operativi hanno letto in senso negativo i commenti dell’imprenditore, perché in caso di M&A Francoforte avrebbe una mano più morbida in fatto di requisiti matrimoniali.
Era stata Equita Sim a notare per prima ad agosto, dopo il bilancio del secondo trimestre di Carige che a livello di solidità patrimoniale il Cet 1 phased in a fine giugno era pari all’11,8% (12,9% pro forma per le operazioni straordinarie già in corso), ovvero il 9,9% fully phased (piatto trimestre su trimestre), mentre il Total Capital Ratio è all’11,9%, ben 120 punti base sotto la soglia Srep, fissata da Francoforte a 13,125%. Una mancanza di circa 200 milioni di euro. L’ex ad Paolo Fiorentino aveva cercato di emettere un bond di pari importo nei mesi scorsi ma senza riuscirci, perché il mercato aveva chiesto un premio di rischio considerato troppo costoso.
Nei giorni scorsi si era tornati di nuovo a parlare di un’obbligazione e Mediobanca Securities in una nota aveva scritto che il gruppo ligure potrebbe evitare un altro aumento di capitale. Oggi il mercato pare invece pessimista e sta vendendo. Fra l’altro 200 milioni corrispondono a quasi la metà della capitalizzazione attuale del titolo (464 milioni di euro). Intanto la lista presentata da Malacalza investimenti Srl, che candidava Pietro Modiano come presidente e Fabio Innocenzi come amministratore delegato, si è imposta su quella di Raffaele Mincione, in patto con Gabriele Volpi e Aldo Spinelli. Malacalza ha ottenuto sia la riduzione del consiglio di amministrazione a 11 dai precedenti 15 componenti sia la maggioranza dei consiglieri, sette contro i tre di Mincione e uno di Assogestioni.