Le prime parole di Massimo Carminati dopo la scarcerazione per scadenza dei termini della custodia cautelare, raccolte da La Stampa, sono state queste: “Io sono stato trattato come il diavolo, ma non sono quello che hanno sempre descritto”. Durante il viaggio in taxi dal carcere di Oristano all’aeroporto il criminale romano (ma nato a Milano) avrebbe telefonato all’avvocato ringraziandolo con queste parole: “Non solo non sono più un mafioso ma adesso sono anche un uomo libero”. E ancora: “Se sono fuori un motivo c’è, la storia non è come è stata raccontata”.
Intanto a Sacrofano, racconta il Messaggero, si prepara il ritorno a casa di Carminati. “Il Nero è stato assolto dall’accusa di estorsione avanzata dalla Procura proprio in merito alla compravendita di quell’abitazione: nessun motivo, dunque, per intaccare il bene. Ed ora, da ‘uomo libero’, può godersi il buen retiro in attesa del processo d’Appello. Tutto torna come prima, come se il tempo si fosse fermato a quel 2 dicembre del 2014, quando i carabinieri del Ros lo fermarono a bordo della Smart bianca appena uscito di casa”.
I pochi cittadini in strada si interrogano con il Messaggero: “L’ha fatta franca un’altra volta, ha protezioni”, commenta un commerciante. “Se eravamo noi al suo posto, per molto meno ci saremmo rimasti a vita in galera”, gli fa eco un altro. Una signora non nasconde lo stupore: “Ma non gliel’avevano confiscata la casa?”. Bocche cucite al bar-gastronomia di Borgo Pineto, la frazione dove si trova via Monte Cappelletto. Qui l’ex terrorista nero si fermava a fare colazione prima di incamminarsi verso Roma e Corso Francia, suo quartier generale.
“Preferiamo non commentare”, tagliano corto. Alessia Marini aspetta notizie da Massimo da un momento all’altro. Risponde al telefono: “Mi scusi, ma non gradisco parlare, questa conversazione si conclude qui”. Micaela, la sorella di Carminati è ancora più risoluta: “Dimenticateci, dimenticatevi di noi”.
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