“Con questo trend, a Natale 1000 in terapia intensiva e 12000 persone ospedalizzate”. Così Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe, ha spiegato il trend in aumento dei contagi da Covid 19 nel nostro Paese. Cartabellotta, durante il suo intervento a Non è l’arena in onda su La7, ha posto in particolare l’accento sulla situazione dei contagi al Sud che – nella prima parte della diffusione della pandemia nel nostro Paese – era stata tenuta sotto controllo: “Le regioni del Sud erano state preservate dalla chiusura dei confini esterni del Paese ma anche inter-regionali”.
“Non dobbiamo perdere il controllo dell’epidemia sul territorio, altrimenti gli ospedali rischiamo di riempirsi”, aggiunge Cartabellotta. “Sono preoccupato perché non credo che il Sud sia in grado di rispondere rispetto a quello che è successo al Nord nella prima parte della pandemia”. I numeri, per quanto alti, rappresenterebbero un quantitativo ormai gestibile dagli ospedali italiani. “Sono numeri gestibili – ha detto il medico – però se dovessero scoppiare dei focolai questi numeri diventerebbero molto più alti”.
Perché il Covid è diventato nazionale e non più un affare settentrionale come durante la prima ondata? “Le Regioni del Sud erano state protette dal Covid grazie al blocco della mobilità regionale e alla chiusura dei confini esterni. Le persone che entravano in contatto con il virus erano molte meno. Oggi è diverso”, conclude Cartabellotta. Occorre dunque prestare massima attenzione in questa fase andando a limitare il più possibile le occasioni di contagio.
Intanto il governo è pronto a varare un nuovo Dpcm che in alcuni aspetti richiama quelli emessi durante le prime fasi della pandemia. Si va verso mini-lockdown mirati e l’obbligo di utilizzo delle mascherine. Inoltre verrà imposta la chiusura dei bar alle 23 e l’esercito sarà autorizzato a presidiare le città per tenere sotto controllo il rispetto delle regole.
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