Una direttiva che continua a creare polemiche e perplessità, quella firmata dall’Unione Europea per favorire l’avvento delle case “green”. Da un lato c’è chi difende la scelta, invocando una rapida transizione verso edifici meno inquinanti, dall’altro alcune associazioni hanno già espresso preoccupazione per le possibili conseguenze sul mercato immobiliare. Nello specifico, la norma punta a riqualificare le abitazioni portandole tutte a una classe energetica almeno “E” entro il 2030, “D” nel 2033. Inizialmente si prevedeva che sarebbero stati interessati circa 10 milioni di immobili. Grazie a una serie di emendamenti, però, alcuni saranno invece esentati. (Continua a leggere dopo la foto)
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In base alle nuove regole, infatti, resteranno fuori dagli obblighi di ristrutturazione gli edifici storici e le seconde case utilizzate meno di 4 mesi l’anno. In totale, saranno quindi esclusi dai lavori almeno 3 milioni di edifici. Ma non è tutto: a questa cifra andranno infatti aggiunti gli edifici che possono godere di esenzioni e deroghe. (Continua a leggere dopo la foto)
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Per “edifici storici” vanno intesi quelli residenziali costruiti dal 1919 al 1945: non c’è ancora nulla di ufficiale, ma è possibile che presto vengano esclusi dalla direttiva sulla case Green, come già anticipato da più parti. Potrebbero sfuggire dagli obblighi anche le abitazioni unifamiliari di superficie inferiore a 50 metri quadri, le seconde case utilizzate meno di quattro mesi l’anno, gli edifici ricadenti nei centri storici e gli edifici vincolati dai Beni Culturali. Possibile esenzione anche per chiese e altri edifici di culto, oltre che per gli edifici di proprietà delle forze armate o del governo. (Continua a leggere dopo la foto)
Inoltre, sempre stando alla direttiva, gli Stati membri possono prevedere ulteriori deroghe per alcuni edifici, come i fabbricati temporanei con utilizzo non superiore a 2 anni, siti industriali, officine, depositi, stazioni di approvvigionamento infrastrutturale, edifici agricoli non residenziali. Per le altre tipologie, invece, niente da fare: si dovrà seguire la tabella Ue entro i tempi stabiliti, salvo ulteriori ripensamenti di Bruxelles.
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