Salvini si difende, il Movimento Cinque Stelle si spacca, gli strascichi del caso Diciotti continuano a minare la solidità del governo. Una situazione ad alta tensione aggravata dalla diffusione dei dispacci di quei giorni concitati. Erano le 22.30 del 17 agosto 2018 quando un ufficiale del Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo lanciava un appello al ministro dell’Interno: “I migranti sono sulla nave da oltre 36 ore e lo sbarco deve avvenire senza ritardo, anche in caso di un nuovo diniego da parte de La Valletta”.
Un allarme caduto nel vuoto. Le persone a bordo della Diciotti, per volontà di Salvini, sarebbero infatti rimaste lì per altri 8 giorni. E la relazione del Comando generale della capitaneria di porto si è trasformata in una prova contro il leader della Lega, accusato di “sequestro di persona aggravato”. Parole che sono state inserite dai giudici siciliani del tribunale dei ministri nell’atto d’accusa, chiedendo al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro.
Un contrammiraglio del Comando generale, Sergio Liardo, parlava senza giri di parole di “situazione precaria che tende ad aggravarsi”. Specificando poi che i migranti erano costretti a dormire sul ponte, in dei cartoni, che c’erano casi di sospetta Tbc e che alcune donne a bordo avevano subito violenze sessuali in Libia. Di tutto questo era stato informato anche il Viminale, che pure aveva insistito sulla linea dura, negando la possibilità di scendere a terra.
Non regge l’ipotesi, fatta filtrare nelle scorse ore, che il divieto fosse scattato per paura che sulla Diciotti ci fossero infiltrazioni terroristiche o criminali. Nessuno dei soggetti ascoltati nei giorni scorsi dal tribunale ha fornito riscontri, sottolineando invece come la macchina dei soccorsi sia stata bloccata dal ministero dell’Interno, stressando così non solo i migranti ma anche gli uomini predisposti ad aiutarli.
Un Capitano e il suo Conte: il premier in soccorso della Lega, il piano per difendere Salvini in vista del processo