Rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio. La procura di Roma ha aperto un fascicolo sul caso del sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e del vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli.
La cosa più importante è che l’inchiesta non è più a modello 45 (senza notizia di reato) ma è stato iscritto un reato. La rivelazione di segreti d’ufficio, appunto. La vicende è quella in cui è protagonista Donzelli. Il deputato di Fratelli d’Italia alcuni giorni fa è intervenuto alla Camera sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito definendo l’anarchico “influencer del 41 bis” e accusando la sinistra di “stare con i terroristi” riferendosi alla visita del 12 gennaio di quattro deputati dem a Cospito e l’atteggiamento del partito di minor fermezza dinnanzi alla conferma del 41 bis.
Il deputato nell’attaccare la sinistra ha citato colloqui in carcere avvenuti tra Cospito e boss della mafia. Le prove di questi colloqui secondo il Pd sarebbero in alcune intercettazioni trascritte in documenti riservati e non a disposizione dei parlamentari. A dimostrazione della “segretezza” di quei documenti Angelo Bonelli leader dei Verdi ha raccontato così la sua iniziativa di richiedere le stesse carte al Ministero: “Sul caso Donzelli e Delmastro il Ministro della Giustizia mi ha fornito una risposta sorprendentemente evasiva, innanzitutto non mi ha fornito i documenti che avevo chiesto ovvero i colloqui tra i detenuti mafiosi e Cospito. Non mi sono stati forniti perché il Ministero ritiene che sono atti riservati. Allora se quelli erano atti riservati per quale ragione Donzelli aveva atti analoghi a quelli che ho chiesto? Su questo andremo fino in fondo e manderò alla procura della Repubblica la lettera e la risposta del Ministero di Grazie a Giustizia, chiedendo di essere ascoltato”.