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Caso La Russa, si cerca il presunto complice

Chi è il dj presunto complice di Leonardo Apache La Russa? Secondo le ricostruzioni di Repubblica, il dj dal nome d’arte “Dj Niko” è un amico del figlio di La Russa, ha avuto un ruolo importante nella vicenda del presunto stupro e sarebbe già stato identificato, ma non ancora fermato. Dj Niko non sarebbe stato presente alla serata all’Apophis, quanto meno non tra gli artisti che si sono esibiti. Nella sua denuncia, la vittima ha dichiarato che lo stesso La Russa le avrebbe detto di essere stata abusata anche da N., a sua insaputa. La vicenda sembra essere più intricata di ciò che si crede. La testimonianza dell’avvocato della vittima, Stefano Benvenuto.
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Leonardo La Russa con il padre Ignazio
Leonardo e Ignazio La russa

Caccia al presunto complice di Leonardo Apache La Russa

L’avvocato della vittima del presunto stupro, Stefano Benvenuto, lavora febbrilmente per individuare il presunto complice di Leonardo Apache La Russa. “Leonardo mi disse che anche N., il dj, aveva avuto un rapporto con me a mia insaputa”, recita il verbale che raccoglie la testimonianza della vittima. Soltanto oggi, a undici giorni dalla denuncia, la ragazza di 22 anni sarà interrogata.
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“Stiamo lavorando anche di notte. Ieri sono andato a letto alle 3. L’obiettivo è chiudere il cerchio identificando i soggetti che possano portarci alla verità. Per noi è prioritario. Li stiamo cercando uno ad uno. Questa è una promessa che ho fatto alla famiglia in prima persona”, dice Benvenuto, che è a Roma, sembra, anche per cercare “nella movida”.

A Repubblica, l’avvocato dichiara di essere meravigliato per le esternazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa, padre di Leonardo. “Sono molto meravigliato da questa dichiarazione. È stato lo stesso legislatore, non molto tempo fa, ad aver voluto ampliare il tempo utile per le querele di violenza sessuale. Proprio per dare il tempo alla vittima di trovare la forza per denunciare”.

Benvenuto sottolinea che, al momento, Leonardo La Russa, avendo confermato la presenza della ragazza in casa sua, ora è diventato testimone nel processo. E sull’uso di cocaina da parte della ragazza: “Ricordo che nel 2013 l’Italia ha firmato la Convenzione di Istanbul con la quale gli Stati firmatari si prodigavano a rimuovere le circostanze che portano alla vittimizzazione secondaria delle donne. La seconda carica dello Stato ha fatto una cosa contraria agli obblighi di quella Convenzione. Mi pare una cosa gravissima”.

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