“Io so dove si trova quella maglietta, portata via con la bara dal Verano; a distanza di anni dalle mie dichiarazioni, aprono la tomba, la trovano vuota e quindi mi danno ragione”. Sono le parole concitate del fotografo Marco Accetti intervistato per il GR 1 Rai da Bruno Sokolovic.
In passato Accetti non era stato ritenuto attendibile dagli inquirenti che indagavano sul caso di Emanuela Orlandi, scomparsa nel 1983. Quando l’anno successivo fu ritrovato il corpo di Katty Serl, in molti hanno provato a unire le due piste, ma senza risultati evidenti.
Pochi giorni fa qualcuno ha notato delle manomissioni intorno alla bara di Katty, figlia del regista svedese Peter Skerl. Il controllo della polizia ha portato alla macabra scoperta: il loculo è vuoto, con segni di intonaco vecchi di anni, la bara non c’è più.
Da qui le parole di Accetti, che nel 2013 si autoaccusò del rapimento di Orlandi. Aveva detto agli inquirenti che il destino delle due ragazze era collegato e che nel loculo di Katty avrebbero trovato solo una maniglia raffigurante un angelo. E così è stato.
Ma perché il caso Orlandi e quello Skerl sono collegati? Ancora Accetti: “La ragazza indossava una maglietta la cui etichetta, con l’indicazione di “Via Frattina”, celebre strada di Roma, riconduce alla Orlandi. C’erano dei motivi per far sparire quella maglietta, chi lo ha fatto temeva forse una svolta nelle indagini, partendo proprio da quel loculo vuoto”.
L’etichetta in questione compariva nell’estate del 1983 all’interno di uno dei comunicati di rivendicazione riguardante il presunto sequestro di Emanuela Orlandi. Conclude Accetti: “Io so dove si trova quella maglietta, con i magistrati non parlo, ma dirò tutto alla famiglia”.