Oggi, 4 dicembre 2018, la Procura di Roma ha iscritto cinque persone nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa, sulle torture e sulla morte di Giulio Regeni. Si tratta di Sabir Tareq, del maggiore Magdi Abdlaal Sharif, del capitano Osan Helmy, del suo stretto collaboratore Mhamoud Najem, e del colonnello Ather Kamal. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco hanno iscritto per concorso in sequestro di persona cinque ufficiali appartenenti al Dipartimento Sicurezza nazionale e all’Ufficio dell’investigazione giudiziaria del Cairo.
Il ruolo dei cinque era stato già confermato nell’informativa di un anno fa di Ros e Sco. Il 28 novembre 2018 la stessa Procura di Roma aveva deciso di formalizzare l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni dei nove soggetti, tra poliziotti egiziani e agenti del servizio segreto civile, ritenuti coinvolti nell’omicidio di Giulio Regeni.
Secondo gli investigatori di Ros e Sco, gli indagati hanno avuto un ruolo nel sequestro del 28enne ricercatore di origine friulana e nelle attività di depistaggio che hanno fatto seguito al ritrovamento del cadavere. La decisione è stata comunicata dai pubblici ministeri di piazzale Clodio ai magistrati egiziani durante un vertice congiunto a Il Cairo. Oltre a rinnovare la collaborazione tra le autorità giudiziarie di Roma e del Cairo, la Procura di Roma ha deciso di procedere indipendentemente sul caso.
I pm hanno quindi comunicato che l’iscrizione dei nomi degli indagati “costituisce un passaggio obbligato per il nostro ordinamento processuale, step che la legislazione locale non contempla. La Procura di Roma ritiene che oltre due anni di accertamenti e ben dieci incontri tra inquirenti finalizzati allo scambio di atti e di informazioni siano più che sufficienti per dare una significativa accelerazione all’inchiesta”.
“Accelerazione che non avrà ripercussioni sull’attività congiunta che andrà avanti ancora con la magistratura del Cairo nei prossimi mesi”. Il Cairo ha respinto la richiesta dei pm italiani. Secondo i magistrati egiziani “non ci sono abbastanza prove per indagare le persone indicate” e inoltre una richiesta simile era già stata respinta nel dicembre 2017 perché “nel sistema giudiziario egiziano non esiste un registro dei sospettati”.
Per gli inquirenti del Cairo non è sufficiente il fatto che le persone indicate dalla procura di Roma pedinassero Giulio Regeni prima del suo omicidio, perché questo “rientra nel loro lavoro”. La Procura egiziana ha invece chiesto ai magistrati romani di indagare sul “perché Giulio Regeni sia entrato in Egitto con un visto turistico e non con un visto dedicato per le ricerche accademiche”.
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