Come si fa ora a risolvere il caso Siri? Al di là dei pesanti strascichi che la vicenda rischia comunque di avere sulle sorti dell’esecutivo, la soluzione potrebbe essere quella della revoca diretta del sottosegretario leghista da parte di Giuseppe Conte. Sarebbe questa, secondo quanto ha appreso Affaritaliani.it da fonti parlamentari leghiste, la mossa per uscire dall’impasse sul padre della flat tax indagato per corruzione e nelle ultime ore al centro della bufera per il servizio di Report sull’acquisto di una palazzina da 600mila euro vicino a Milano, con la Procura che ha anche aperto un’inchiesta.
Salvini d’altronde è finito in un angolo. Col senno di poi, avrebbe probabilmente fatto meglio a far dimettere il suo uomo allo scoppio del caso, sostengono alcuni suoi fedelissimi. Ora, invece, un passo indietro sarebbe visto come una resa di fronte ai Cinque Stelle. Arrivare alla conta in Cdm sarebbe un passaggio doloroso per l’esecutivo: verrebbero messe in piazza le lacerazioni profonde della maggioranza, con i pentastellati che in ogni caso hanno la maggioranza assoluta.
Non c’è partita. Ecco dunque la soluzione che sta maturando: scaricare tutto sul premier che, con un suo atto personale e non collegiale del governo, revocherebbe il sottosegretario leghista. In questo modo Salvini potrà continuare a difendere Siri nelle piazze affermando che i processi si fanno in tribunale e non sui giornali, addossando al presidente del Consiglio la responsabilità della decisione del siluramento.
Le voci provenienti dal Carroccio rassicurano sulla tenuta dell’esecutivo, che non dovrebbe certo cadere per il caso Siri. Diversa la questione sul fronte autonomia regionale e flat tax. “Lì sì che può saltare il banco”. Due punti sui quali i duri e puri della Lega non sono disposti a scendere a mediazioni. Salvini lo sa bene e, per non rischiare una clamorosa frattura con la sua stessa base, andrà fino in fondo, a qualsiasi costo.
Caso Siri, Salvini ora ha paura dei 5 Stelle: “Mi hanno fatto un’imboscata”