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Caso Vannacci, l’Anpi contro Meloni: “Dica esplicitamente se sta con Crosetto o con i fascisti”

Sul caso Vannacci l’Anpi accusa Meloni. Repubblica intervista Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’Anpi. “Il silenzio di Meloni ha un peso“. Il presidente di Anpi coglie il punto più politico del caso Vannacci, il generale rimosso dal comando dell’Istituto geografico militare dopo la pubblicazione del suo libro con numerosi passaggi di natura omofoba e razzista, perché attorno alla vicenda dentro Fratelli d’Italia e al centrodestra sono evidenti delle crepe.
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Il generale Roberto Vannacci

Nel caso Vannacci l’Anpi accusa Meloni: “Il suo silenzio ha un peso”

Roberto Vannacci è ormai un caso e un simbolo. Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’Anpi, lo sa benissimo. L’associazione dei partigiani incalza Meloni perché “il suo silenzio ha un peso. Significa lasciare isolato il ministro della Difesa, considerato che se parla Donzelli e contesta Crosetto forse c’è proprio Meloni dietro. Se poi si aggiungono i contenuti del libro pubblicato da Meloni nel 2019, anche quello pieno di affermazioni incredibili e razziste, il dubbio si amplifica. Sono argomenti delicati e qualificanti, non si può far finta di nulla”.
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Meloni non è la sola a non dire una parola, insiste Repubblica. Il centrodestra in generale sembra abbastanza silente sulla vicenda. “A me stupisce Forza Italia: dovrebbe rappresentare il centro, l’area moderata e liberale, nessuno di loro si è espresso.” Secondo Pagliarulo, i provvedimenti presi da Crosetto sono sufficienti? “Un primo passo è stato fatto, ora occorre capire come questa inchiesta interna andrà avanti, sperando sia consona con le parole della Costituzione, che vietano ogni discriminazione.”
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E la libertà di parola del generale evocata dalla destra? “Mistificazioni. Se Vannacci fosse un pensionato qualsiasi con il suo libro non si aprirebbe nessuna questione istituzionale, il problema è che ciò che ha scritto non è compatibile con alcuna carica nell’esercito e probabilmente nel farlo non ha rispettato le norme interne all’esercito stesso, come ho letto nella loro prima nota in cui si dice che non aveva chiesto autorizzazioni o pareri alla pubblicazione del libro.”

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