“Depistaggio sul caso dei 54 campioni di dna” del caso di Yara Gambirasio. Il gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, iscritto nel registro degli indagati la pm di Bergamo, Letizia Ruggeri.
Ruggeri è indagata per frode processuale o depistaggio, a conclusione dell’udienza di opposizione all’archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti dei presidente della Corte d’assise di Bergamo e di una cancelliera.
Nel complesso caso di Yara, assassinata all’età di 13 anni, dopo essere scomparsa il 26 novembre 2010, per poi essere ritrovata senza vita il 26 febbraio 2011, quei 56 campioni di dna rappresentarono la svolta delle indagini, con tanto di colpo di scena.
Spesso la difesa dell’unico accusato, Massimo Bossetti, muratore di Mapello, ha chiesto di poter riesaminare i campioni, ma l’accesso è stato negato perché erano rimaste pochissime tracce e perché i campioni potrebbero essere stati alterati nello spostamento dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Si sarebbe spezzata, infatti, la catena del freddo.
Dalla valutazione di questi fatti, è stata spiccata la denunzia-querela nei confronti della pm, che ne hanno determinato l’iscrizione tra gli indagati.
Come scrive Scaramuzza nel provvedimento, una scelta che ha come finalità di “permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente, che richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa”.
Claudio Salvagni, difensore di Bossetti, dice che il cambio di destinazione che ha interrotto la catena del freddo potrebbe aver deteriorato il Dna rendendo vano qualsiasi eventuale tentativo di nuove analisi. Lo spostamento sarebbe avvenuto addirittura in 12 giorni, rendendo di fatto impossibile assumere nuove prove a difesa di Bossetti.