Matteo Salvini lascia la patata bollente a Giuseppe Conte, al quale non ha fornito alcun elemento per poter rispondere in Parlamento sulla storia dei rubli alla Lega e sul Russiagate. Salvini non risponde sui viaggi di Savoini perché, spiega Carlo Bonini su Repubblica, c’è una questione scottante che riguarda il cellulare dell’ex portavoce del Capitano, Gianluca Savoini. Il vicepremier non è nella condizione di potersi impiccare di fronte al Parlamento e tanto meno con il presidente del Consiglio Conte e l’altro vicepremier Di Maio, a una versione dei suoi rapporti, istituzionali o meno, con Gianluca Savoini che potrebbe essere immediatamente smentita da circostanze documentali.
Non era in grado di farlo tre settimane fa. Non è, a maggior ragione, in grado di farlo dalla scorsa settimana, da quando la Guardia di Finanza ha bussato alle abitazioni e negli uffici di Savoini e Meranda, entrambi indagati per corruzione internazionale dalla Procura di Milano, sequestrando telefoni, computer e documenti a entrambi.
Il telefono di Savoini, nella cui memoria è rimasta traccia di chat, contatti, telefonate, spostamenti, è una micidiale spada di Damocle su Salvini. E questo il vicepremier lo sa. Perché in quel telefono, il cui esame è cominciato da parte della Finanza, sarà documentabile presto quello che Salvini potrebbe negare o omettere oggi. A cominciare dalla questione decisiva: quale consapevolezza avesse il vicepremier del tipo di mercato che i suoi uomini a Mosca (Savoini e D’Amico) avevano messo in piedi per finanziare la campagna elettorale della Lega.
E questo vale per il caso Metropol e non solo. Identico il discorso sugli scenari che possono aprire il telefono di Meranda e i documenti che gli sono stati sequestrati. Ieri, a Milano, i pm titolari dell’inchiesta (Gaetano Ruta e Sergio Spadaro) e l’aggiunto che li coordina (Fabio De Pasquale) hanno fatto un punto con gli uomini della Finanza che hanno cominciato a esaminare il materiale. La storia camminerà.
Nei telefoni e nei computer sequestrati al termine delle perquisizioni dei giorni scorsi sarebbero stati trovati messaggi, mail e chat che svelano la natura del loro legame e i retroscena dei loro affari. Ma darebbero conto anche dei contatti tra il ministro dell’Interno e il suo ex portavoce.
Il materiale è già sotto la lente di ingrandimento dei sostituti procuratori che ieri si sono riuniti con la Guardia di finanza per valutare i primi risultati delle indagini, che avrebbero già portato a un “punto interessante” e progettare la strategia futura.
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