Italia e Francia facciano valere il loro peso in Europa e si smarchino dalla Germania. È sostanzialmente questa l’idea di molti economisti: lanciare degli eurobond senza la Germania e i paesi del Nord. Uno dei massimo portavoce di questa posizione è l’economista francese Lucas Chancel, co-direttore del World Inequality Lab lanciato insieme a Thomas Piketty. In un documento appena pubblicato dal think tank – e ripreso da Repubblica – Chancel indaga la possibilità per Francia e Italia di emettere obbligazioni comuni senza Berlino. L’economista francese parte dal principio che di fronte all’urgenza della crisi “non c’è più tempo per aspettare che si concretizzi finalmente la solidarietà europea”.
Nel documento sottolinea come gli strumenti già approvati dall’Ue non siano sufficienti mentre sul nascituro Recovery Fund pesano incertezze sia al livello di tempi, di modalità di accesso, somme disponibili. Lo studio pubblicato sul sito del World Inequality Lab ipotizza la partenza di un’avanguardia di paesi composta da Francia, Italia, Spagna e Belgio, che da soli rappresentano più di metà del Pil dell’eurozona, con una prima emissione di 250 miliardi di euro in “coronabonds” entro il 2020. “Nella prima versione di questo piano – spiega Chancel – il debito non è mutualizzato, sono gli interessi sul debito che lo sono. I paesi continuano a rimborsare il debito che contraggono, ma non devono affrontare costi di indebitamento esorbitanti se il mercato scommette contro di loro”.
In una seconda fase, i paesi potrebbero decidere di mutualizzare gradualmente il tasso di interesse sull’intero stock del loro debito. L’emissione dei “coronabonds” – prosegue il think tank francese – spetterebbe a un’Agenzia del Tesoro creata da un “Trattato di solidarietà europea” firmato dal gruppo di paesi. Nello schema ipotizzato all’Italia andrebbero 75 miliardi di euro. Con quale tasso? L’economista ha fatto un calcolo teorico prendendo il rendimento delle obbligazioni decennali italiane pari all’1,82%, quello spagnolo allo 0,82%, quello belga allo 0,11% e quello francese allo 0,04%.
Unendo i rendimenti attuali ponderati in base al Pil di ciascun paese si otterrebbe un tasso di interesse dello 0,75% (al 16 aprile), che corrisponde più o meno al rendimento medio delle obbligazioni decennali francesi tra il 2017 e il 2019. “La Francia andrebbe a pagare un po’ di più ma è infinitamente meno del costo che dovrebbe affrontare se si verificasse il rischio di un’uscita dell’Italia dall’euro” osserva Chancel. “Siamo convinti – aggiunge – che la mutualizzazione del debito avrebbe un impatto positivo sui tassi di interesse e potrebbe porre fine all’aumento degli spread tra i paesi del Sud e del Nord Europa”.
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