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Chi è Carola, la comandante della Sea Watch che ha sfidato Salvini e ora divide l’Italia

Matteo Salvini l’ga definita, con il suo solito senso delle Istituzioni (siamo ironici, ovviamente) “Sbruffoncella”. Carola Rackete ha diviso nelle ultime 24 ore le due Italie che sui social si confrontano con toni aspri sull’azione della comandante della Sea Watch. L’hashtag che porta il suo nome è entrato rapidamente in tendenza generando moltissimi commenti. E nonostante sia al centro dell’attenzione e delle discussioni social, non è certamente quella la dimensione a lei più congeniale. Carola Rackete, infatti, non ha un account Facebook o Twitter.

Parliamo della comandante della nave Ong, battente bandiera olandese, che ha deciso di disobbedire all’ordine del ministro dell’Interno, e di entrare nelle acque territoriali italiane per far sbarcare i 42 migranti da due settimane a bordo della nave. Nonostante ora rischi l’incriminazione per favoreggiamento di immigrazione clandestina, il sequestro della nave e una multa da 50 mila euro.

Carola Rackete, tedesca, ha 31 anni, conosce quattro lingue (spagnolo, francese, russo, inglese) oltre quella materna (tedesco). Su LinkedIn si legge come sia laureata in scienze nautiche all’università di Jade nel 2011 e abbia conseguito un master in conservazione dell’ambiente presso l’università inglese di Edge Hill. Oggetto della sua tesi è un tema assai curioso: i nidi degli albatros.

Nel 2014, per 8 mesi, ha lavorato nel Parco Naturale della Kamchatka dove ha fatto un po’ di tutto: dalla guida per bambini e turisti alla manutenzione logistica delle attrezzature. All’età di 23 era già al timone di una nave a spaccare il ghiaccio del Polo Nord per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi: l’Alfred Wegener Institute. A 25 anni diventa invece secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, mentre due anni dopo riveste lo stesso ruolo nella Arctic Sunrise di Greenpeace.

Appena trentenne comanda piccole barche per escursioni nelle isole Svalbard, nel mare Glaciale Artico. Carola collabora con la Sea-Watch dal 2016. In passato ha lavorato anche con la flotta della British Antartic Survey e nell’estate del 2018 ha navigato nelle acque gelate dell’arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe.
Infine l’arrivo nel Mediterraneo dove, forse, si svolge la sua esperienza più dura al timone, sia sul piano tecnico che su quello umano e politico. “Ho deciso – ha scritto sul profilo Twitter della Ong – di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”.

Intercettata da Repubblica si è definita con parole molto semplici: “La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.

 

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