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L’ombra della ‘ndrangheta: la clamorosa gaffe di Salvini, un post con poche luci e troppe ombre che nasconde una verità inquietante

Continuano gli strascichi del caso Mimmo Lucano, il sindaco di Riace che era diventato negli anni famoso in tutto il mondo per il suo approccio nella gestione dei rifugiati politici e degli immigrati e che è finito agli arresti domiciliari nei giorni scorsi con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Uno scandalo subito cavalcato dalla destra italiana, soprattutto da quella più sensibile a certe tematiche, con Matteo Salvini in prima fila. Attraverso i suoi account social, il ministro dell’Interno ha condiviso anche un video realizzato nel 2016 da Calabria Magnifica in cui un cittadino, Pietro Zucco, si scaglia proprio contro il primo cittadino, attaccando il suo modello e denunciandone i malfunzionamenti.

“Nel paese della solidarietà e dell’accoglienza non ci sono soldi per le famiglie che stanno male – spiega Zucco, tra le tante cose – Lui epura e depura: epura chi lo contesta e depura le cose quando ci sono le interviste”. Intorno alla figura di quel signore che puntava il dito contro Lucano, però, nelle ultime ore sono emersi particolari non proprio irrilevanti. Giornalettismo riporta infatti la notizia dell’arresto, nel 2011, di Pietro Zucco per presunte intestazioni fittizie. E pubblica le dichiarazioni dell’autore del famose video condiviso da Salvini, Luigi Mussari: “Di quel mio servizio è stata presa soltanto l’intervista a questo personaggio che io non conoscevo e che si è offerto di parlare. Io non ne sapevo nulla, c’è stata una strumentalizzazione. Ho iniziato a ricevere messaggi da persone che mi dicevano quello che stava succedendo”.Dettagli ai quali si aggiunge una lettera pubblicata su Cronache Lucane e firmata da Domenico Leccese che analizza proprio i trascorsi di Pietro Zucco, che “è stato vicesindaco di Riace ovviamente prima di Lucano” e che viene definito nel testo “un prestanome della ‘ndrangheta” che, dopo l’elezione del primo cittadino, si era iscritto al partito Noi con Salvini. In allegato alla lettera, l’autore allega anche il comunicato stampa della guardia di finanza diramato il giorno dell’arresto di Zucco, accusato di aver svolto il ruolo di prestanome per consentire a Vincenzo Simonetti, un esponente del clan Ruga-Metastasio, di gestire un’azienda confiscata. Tanti i commenti sui social di utenti che hanno accusato Salvini di aver condiviso con troppa superficialità le parole di una figura definita, nel migliore dei casi, “discutibile”: “Per farti bello contro Lucano hai finito per fare pubblicità a un soggetto del genere”.

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