La signora Filomena Lamberti ha incontrato gli studenti delle classi IV e V presso l’aula magna del polo universitario di Imperia.
Filomena Lamberti è stata vittima del marito che l’ha sfregiata con una bottiglia di acido versata sulla testa: «Il 28 maggio del 2012 sono stata “acidata” dal mio ex marito dopo aver subito 30 anni di violenze domestiche. Avevo deciso di separarmi da lui ma, come tutti gli uomini possessivi, non accettano queste decisioni perché vengono colpiti nella loro dignità, se qualche dignità la hanno. Oggi sono qui a portare il mio messaggio ai giovani perché credo molto in loro, saranno le coppie e i genitori del futuro. Voglio sperare in loro per poter vivere una società più amorevole. La violenza è un fatto culturale però questa cultura si può cambiare. Mentre alle donne adulte che per forza di cose a volte sono costrette a vivere la violenza domestica dico sempre di avere il coraggio di scappare, di denunciare e di non far vivere ai propri figli la violenza assistita».
Come è andata a finire la storia? Lui libero grazie al patteggiamento che torna alla sua occupazione e lei che vive con una pensione di invalidità di 300 euro e non riesce ad arrivare alla fine del mese. Tanto da chiedere aiuto: «Andrei a fare qualsiasi lavoro pur di non essere costretta a chiedere la carità per pagare le bollette». Vita difficile quella di Filomena che oggi ha 64 anni e convive con uno dei suoi tre figli. Com’è possibile che si sia arrivati a un patteggiamento? «Il mio avvocato di allora – Filomena risponde al Corriere – non mi ha difeso molto bene e comunque la Procura non si è opposta. Altri tempi. Pensi che non sono mai stata vista né ascoltata da nessuno». Cosa pensa quando vede le pesanti condanne dei casi come il suo? La risposta è un pugno nello stomaco: «Mi fa piacere per le altre donne, ma mi fa sentire una cittadina di serie Z».