“Chi se ne frega di andare a Lione attraverso un buco nella montagna”. Non ha usato troppi giri di parole Danilo Toninelli, il ministro dei Trasporti salito tante volte agli onori delle cronache nel corso di questi primi mesi di vita dell’esecutivo gialloverde. Ribadendo, con toni decisi, la posizione di netta contrarietà del Movimento Cinque Stelle rispetto al completamento dell’opera, difesa invece a spada tratta dalla Lega. Parole pronunciate a La7 durante Coffee Break.
A Torino serve di più una Metro 2 che fare un buco inutile nella montagna – ha poi aggiunto Toninelli – Bisogna ragionare sulle grandi opere necessarie. Io il Piemonte lo conosco bene. A Torino ho lavorato. Io so che lì c’è bisogno di una Metro 2. E sono convinto che gli imprenditori piemontesi quella la vedono come una super Tav, non un buco nella montagna che nasce per trasportare persone e diventa trasporto merci, perché hanno visto che né le persone, né le merci passeranno mai di lì. Chi se ne frega di andare a Lione, lasciatemelo dire. L’unica analisi costi-benefici è stata fatta nel 2011 ed è stata clamorosamente smentita come previsione di traffico”.
Parole in netta antitesi rispetto a quelle pronunciate di lì a poco da un Matteo Salvini evidentemente per nulla d’accordo con la tesi sostenuta dal collega. La Tav “dovrebbe essere un vanto per l’Italia” ha infatti sottolineato il numero uno della Lega. Aggiungendo poi, chiarendo qualche dettaglio sulle tempistiche: “Se i lavori partono il primo treno passa nel 2030”.
Resta, dunque, una nettissima spaccatura tra i due emisferi dell’esecutivo. Con Salvini che ha ammesso, senza troppi giri di parole: “Non dipende solo da me, faccio parte di un’alleanza. Su questo non siamo d’accordo e cerchiamo una soluzione”. La tensione tra i due partiti resta alta, soprattutto dopo l’anticipazione dei risultati di due diverse analisi costi-benefici, una di marca leghista e l’altra pentastellata, dagli esiti diametralmente opposti.
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