La storica fabbrica della Pernigotti di Novi Ligure (Alessandria) sta per chiudere, dopo una tradizione dolciaria che vantava 160 anni di storia. I suoi storici torroni, mostarde e i dorati gianduiotti non ci saranno più, o quanto meno non saranno più prodotti in Italia, nella storica sede piemontese. L’azienda ha comunicato di avere presentato istanza di ammissione alla procedura di Cassa integrazione guadagni straordinaria per 100 dipendenti, a seguito della parziale cessazione dell’attività aziendale. Una decisione presa – ha spiegato la Pernigotti – per la crisi “determinata dal calo dei volumi di vendita che l’azienda non è riuscita a contrastare nonostante le azioni finora implementate a sostegno del business”. Infatti sembrerebbe che negli ultimi 5 anni l’azienda cioccolatiera avrebbe accumulato perdite per 13 milioni, ridotti a 8 nel 2017, anche se i sindacati affermano di “Non aver mai avuto riscontri in merito”.
Nonostante lo stop di produzione nello stabilimento di Novi Ligure, il marchio non sarà dismesso, e continuerà la distribuzione e commercializzazione dei prodotti alimentari mentre la produzione continuerà, presumibilmente, altrove attraverso “partner eccellenti che dovrebbero salvaguardare la qualità e l’attenzione alle materie prime che da sempre caratterizzano l’offerta del brand Pernigotti”. In sostanza la Pernigotti non avrà più niente di Made in Italy, un processo che in realtà era già stato avviato nel 2013, quando l’azienda torinese era stata ceduta al gruppo turco Toksoz, il maggior produttore mondiale di nocciole.
La storia dell’azienda
Tutto ha inizio nel 1860, quando Stefano Pernigotti ha aperto nella piazza del Mercato a Novi Ligure, una drogheria famosa in tutta la zona per la produzione di un pregiato torrone. Fù subito successo, ed insieme al figlio Francesco fondarono la “Stefano Pernigotti & Figlio”, azienda specializzata in prodotti dolciari. Inizialmente i prodotti di punta erano mostarda e torrone, dove proprio quest’ultimo ha acquistato un gusto unico durante la Grande Guerra. Infatti, a causa blocco delle importazioni di zucchero decretato dal Governo italiano, l’intuizione di Pernigotti fù proprio sostituire sapientemente lo zucchero con il miele, con il conseguente incremento di gusto e consistenza dei prodotti dolciari, dove soprattutto il torrone ne guadagnò. Tanto che l’uso del miele per alcune lavorazioni non è stato mai più abbandonato.
La vera svolta però avvenne nel 1927, anno in cui venne avviata per la prima volta la produzione industriale del Gianduiotto, il nobile cioccolatino a forma di barca rovesciata nato ufficialmente a Torino nel 1865 e arricchito con l’inconfondibile sapore delle nocciole gentili delle Langhe. Pochi anni dopo, nel 1936, l’azienda ha iniziato a produrre anche gelati.Con l’arrivo degli anni ottanta, sopragiunse anche il declino della Pernigotti,con un primo periodo di crisi che portò alla cessione della Sperlari (acquisita nel 1935) agli americani della H.J.Heinz Company. Inoltre in quegli anni Stefano Pernigotti, l’ultimo successore della famiglia Pernigotti, perse i due giovanissimi figli in un incidente in Uruguay. Ormai rimasto senza eredi, l’ultimo della famiglia Pernigotti decise di cedere nel 1995, lo storico marchio novese alla famiglia Averna (celebre per le sue bevande alcoliche). In seguito, nel 2013, la famiglia Averna ha ceduto il marchio e lo stabilimento di Novi Ligure al gruppo turco Toksoz.
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