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Chiusure domenicali, Sala a Giggino: “Milano non è Avellino, non rompa le palle”

Di certo il sindaco Beppe Sala non ha usato giri di parole per rispedire al mittente la proposta che piace al vicepremier Luigi Di Maio, quella che vorrebbe le cosiddette chiusure domenicali. “Lo facessero ad Avellino, qui a Milano non ci rompano le palle”. Parole abbastanza dirette, ecco. Di Maio ha poi ricambiato le parole del primo cittadino con lo stesso tono: “Chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato. Questo rompe le palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!”. Quello di Sala era un attacco, duro e diretto, con parole che, di certo, non appartengono alla diplomazia istituzionale.

Si parlava del tema delle chiusure domenicali e il sindaco Sala, dal palco di un convegno in Bicocca, ha lanciato una specie di missile contro Di Maio che a settembre aveva promesso: “Entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l’orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti”.

“Quella liberalizzazione sta infatti distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare orari di apertura e chiusura”. Sala ha tenuto la questione da parte per qualche mese poi l’ha rispolverata e ha risposto con queste parole: “La trovo una follia. E poi perché chi gestisce negozi e ad esempio non i giornalisti? Qual è il senso?”. Poi la conclusione del discorso con l’attacco vero e proprio… “Se la vogliono fare in provincia di Avellino (paese di nascita del vicepremier, ndr) la facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni di turisti”.

La risposta di Di Maio è arrivata via social a qualche ora di distanza: “Per il sindaco di Milano Sala i diritti delle persone sono una rottura di palle. Nessuno vuole chiudere nulla a Milano nè da nessun altra parte”. Poi il vicepremier aveva concluso il post definendo il primo cittadino “un sindaco fighetto del Pd”. Quest’ultima definizione ha suscitato un’altra reazione in Sala che, sempre sui social, ha scritto: “Quando il ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi fighetto”.

Da registrare anche le reazioni di Clemente Mastella, sindaco di Benevento (“Sono indignato come meridionale per le parole a vanvera e poco dignitose del collega Sala che spero chieda scusa alla città di Avellino”) e del ministro dell’Interno Matteo Salvini che definisce “irrispettose” le parole di Sala e dice: “Se fossi il sindaco, più che occuparmi di governo o di Avellino mi occuperei di alcune zone della mia città, assolutamente fuori controllo”.

A Milano il tema degli orari in una città sempre più turistica e internazionale è uno dei fronti che la giunta sta affrontando. Riaprendo il dossier del Piano territoriale degli orari, che punta a garantire una migliore conciliazione tra i tempi della vita e quelli del lavoro. Il primo test sarà fatto all’Isola, un quartiere dove Palazzo Marino sperimenterà i nuovi orari più sostenibili e flessibili.

 

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