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“Ci spiano!” Elon Musk asfalta Zuckerberg: “Ecco come funziona davvero WhatsApp”

WhatsApp accede al microfono anche durante il sonno? Scoppia la polemica. Nell’epoca dei riconoscimenti biometrici e dell’Intelligenza Artificiale, ciò che sembrava fantascienza oggi potrebbe essere realtà, e non sempre per il meglio. La bomba è stata lanciata da Foad Dabiri, ex ingegnere di spicco presso Google e ora Director of Engineering di Twitter. La notizia è diventata virale quando il suo tweet è stato condiviso personalmente da Elon Musk, alimentando l’epica rivalità con Mark Zuckerberg.
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Elon Musk: “Non possiamo fidarci di WhatsApp”

Ma veniamo ai fatti: molti utenti di WhatsApp hanno segnalato di aver visto il microfono attivo in background di recente. Dabiri ha pubblicato un tweet che è stato ritwittato da Musk stesso, commentando “Non ci si può fidare di WhatsApp“. Secondo quanto riportato dal report della funzione Privacy Dashboard di Google sullo smartphone Pixel 7 Pro di Dabiri, WhatsApp ha avuto accesso al microfono per ben nove volte durante la notte, tra le 4:20 e le 6:53, mentre Dabiri dormiva, senza alcun intervento da parte sua.

Il Privacy Dashboard è progettato per mostrare il comportamento delle app riguardo ai permessi concessi e quelli invece ottenuti senza il consenso dell’utente. WhatsApp, azienda sotto l’egida del gruppo Meta di Zuckerberg, che comprende anche Facebook, ha cercato di fornire una spiegazione al fenomeno osservato da Dabiri. Secondo il team di sviluppo dell’app, il problema potrebbe essere causato da un bug del Privacy Dashboard di Google, che avrebbe erroneamente attribuito l’accesso al microfono a WhatsApp.

Il più classico degli scaricabarile? In effetti, la situazione sembra confusa. Diversi utenti hanno segnalato un utilizzo improprio del microfono da parte dell’app di messaggistica, suscitando sospetti soprattutto per l’indicatore del microfono attivo che appare sul display, rappresentato da un puntino verde nelle ultime versioni di Android.

WhatsApp ha dichiarato di essere in contatto con Dabiri per investigare ulteriormente sul caso e ribadisce che l’app della privacy di Google potrebbe aver interpretato erroneamente alcune informazioni, attribuendo l’accesso al microfono anche se non sarebbe stato il caso. Resta da capire chi sia veramente responsabile di questo inquietante comportamento dell’app di messaggistica più diffusa al mondo.

Su La Repubblica è possibile leggere la procedura per tutelare la propria privacy: è possibile negare l’accesso se si è preoccupati per la privacy. Ecco, per impostare i parametri, su cosa cliccare: “Impostazioni”, poi “App” e dunque “Vedi tutte le App” e infine “Autorizzazioni”.

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