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Cina: in vantaggio nella corsa agli armamenti di intelligenza artificiale

Riconoscimento facciale, videosorveglianza, modelli predittivi, social credit, lettori cerebrali applicati ai lavoratori, grande spinta sui semiconduttori: tutti elementi che hanno trovato spazio sui media occidentali riguardo la corsa cinese verso l’intelligenza artificiale. Ma il piano è molto più ampio, perché Pechino non mira solo a diventare leader del mercato mondiale dell’intelligenza artificiale, la Cina ha già autorizzato l’uso delle prove derivanti da AI nei tribunali – a Shanghai -, presto la introdurrà per predire proteste sociali e la inserirà nella vita di tutti i giorni dei suoi cittadini per quanto riguarda, burocrazia, sanità e lavoro.

La Cina sta superando gli USA nel settore della ricerca sulla intelligenza artificiale. Secondo i dati dei ricercatori dell’Università di Toronto, nel 2017 il 23% di tutti gli articoli scientifici su questo tema sono stati scritti da ricercatori cinesi. Gli USA al contrario perdono posizioni. Lo scorso luglio 2017 la Cina annunciava al mondo la propria volontà di diventare leader internazionale nel settore A.I. Xi Jinping e il suo apparato hanno varato dunque un piano d’investimenti che possa coprire i prossimi tredici anni, sino al 2030. Pechino investirà 1 trilione di yuan, che equivalgono a 147,7 miliardi di dollari, nel settore dell’Intelligenza Artificiale. Come in tutte le pianificazioni economiche tipiche dei regimi socialisti, anche per le A.I. il piano è stato già puntigliosamente definito.

“Chi diventerà leader nel campo dell’intelligenza artificiale dominerà il mondo”, ha recentemente detto Vladimir Putin. Ed proprio in questo cruciale settore che Russia e Cina stanno facendo enormi progressi, mettendo in pericolo la supremazia bellica statunitense alla vigilia della terza rivoluzione militare, quella che dopo la polvere da sparo e dopo la bomba atomica vedrà protagoniste proprio le applicazioni belliche della AI. Chi riuscirà a sviluppare le tecnologie più evolute, a fare l’uso più sofisticato dell’intelligenza artificiale, avrà un vantaggio strategico sui rivali. Ed è proprio questo che preoccupa i militari americani: la Russia e la Cina stanno dimostrando di non essere seconde a nessuno.

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Intelligenza artificiale e capacità di riconoscimento facciale

Un esempio è la la tecnologia di riconoscimento facciale utilizzata da funzionari della città cinese orientale di Jiaxing con tecnologia AI per catturare il presunto tater taker da una folla di oltre 20.000 persone che assistono ad un’esibizione del crooner di Hong Kong Jacky Cheung. Qualche istante dopo aver attraversato il sistema di sicurezza del concerto, l’ignaro sospettato è stato beccato: un algoritmo ha abbinato il suo volto a un’immagine di un database di mug mug “più ricercate”. Le autorità sequestrarono l’uomo con l’accusa di aver rubato $ 17.000 di patate.

L’affiliazione di pagamenti mobili di Alibaba Group, Ant Financial, utilizza una funzione “smile to pay” per facilitare gli acquisti presso KFC. Una scuola superiore di Hangzhou monitora l’attenzione degli studenti in classe. La polizia stradale di Shenzhen e altre città individuano jaywalker e corrieri da bici spericolati. Un parco vicino al Tempio del Cielo di Pechino utilizza la tecnologia in un bagno pubblico per impedire ai clienti di rubare la carta igienica. Dunque la Cina diventerà il leader mondiale dell’intelligenza artificiale entro il 2030.

Per conquistare questo primato, la Cina punta molto sulla cooperazione dei suoi colossi tecnologici privati. Per fare un esempio, il laboratorio nazionale sul deep learning, inaugurato il marzo scorso, è stato aperto direttamente nel campus pechinese di Baidu, il più importante motore di ricerca cinese (che per lungo tempo ha potuto contare sul lavoro di un pezzo da novanta del settore come Andrew Ng). D’altra parte, un algoritmo in grado di riconoscere che cosa è rappresentato nelle immagini turistiche presenti in un sito può benissimo essere utilizzato per scovare satelliti spia o postazioni nemiche.

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I piani della Cina

Con “intelligenza artificiale” intendiamo una vasta gamma di processi, tecnologie, software che velocizzano e rendono più efficienti processi e attività già esistenti. Molteplici sono i campi in cui questa può essere applicata: salute, istruzione, finanza, trasporti, tutela dell’ambiente, guerra, cibersicurezza, lotta alla criminalità, antiterrorismo, monitoraggio della popolazione, prevenzione di disordini sociali. Per la Cina, progredire nel campo dell’intelligenza artificiale significa incentivare la crescita economica, individuare nuovi strumenti per mantenere la stabilità interna e difendere la sicurezza nazionale.

Il governo cinese prevede di acquisire entro il 2020 un vantaggio competitivo in diversi campi di applicazione: guida automatizzata, robot nel settore dei servizi, droni, sistemi diagnostici e di immagine medica, sistemi di identificazione video (come il riconoscimento facciale), riconoscimento vocale, sistemi di traduzione, elettrodomestici intelligenti. Nei prossimi tre anni, Pechino prevede che l’intelligenza artificiale e le industrie a essa connesse generanno in Cina un giro d’affari totale da 150 miliardi di dollari. Entro il 2025, si stima che la cifra sarà pari 740 miliardi e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale dovrebbe essere accompagnato da leggi e regolamenti che disciplinino il settore. Nel 2030, è previsto che la quantità di denaro generata complessivamente raggiunga 1,48 trilioni di dollari.

Si pensi ai progressi della Cina nel campo del riconoscimento facciale, ormai essenziale per i sistemi di sorveglianza. Nella Repubblica Popolare vi sono 20 milioni di telecamere dotate di intelligenza artificiale e in una recente dimostrazione, grazie ad esse le forze di polizia di Guiyang (nel Guizhou) hanno rintracciato in soli sette minuti il giornalista della Bbc che partecipava all’esperimento. Le innumerevoli applicazioni dell’intelligenza artificiale rendono quest’ultima un nuovo terreno di scontro per la competizione globale. La supremazia tecnologica degli USA, rischia di essere messa a repentaglio dall’ascesa cinese.

Il futuro della corsa agli armamenti, insomma, è segnato: droni autonomi, carri armati robot, sistemi missilistici dotati di intelligenza artificiale, riconoscimento facciale e quant’altro. Con l’obiettivo, almeno per gli Stati Uniti, di avere entro il 2025 il 30% di equipaggiamento militare costituito da robot. La terza rivoluzione in campo bellico è appena cominciata, ma fa già paura.

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