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Ciro Grillo, la testimonianza della giovane: “Non riuscivo a muovermi. Cosa mi hanno fatto”

Emergono nuovi elementi nel processo per stupro in corso a Tempio Pausania, in Sardegna, contro Ciro Grillo e tre suoi amici. A fare notizia è la testimonianza in aula della loro presunta vittima che, mentre ricorda quei terribili momenti a base di sesso e droga vissuti nella villa di Cala di Volpe, in uso alla famiglia di Beppe Grillo, scoppia in lacrime.
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La vittima racconta: “Ero terrorizzata, non sapevo cosa fare”

“Non riuscivo a muovermi, (…) non riuscivo a tirarmi su con le braccia o a fare altro, ero terrorizzata, non sapevo cosa stesse succedendo, cioè, non te l’aspetti una cosa del genere (…) io lì non avevo voce, mi è venuto in mente di urlare, non è che non mi è venuto in mente, ma non riuscivo”. Incomincia così la testimonianza della giovane ricordando quella terribile notte.

Il racconto continua e lei sostiene che Ciro Grillo, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta l’avrebbero costretta a bere vodka per poi subire altri abusi sessuali, stavolta di gruppo. “Il mio corpo era come se fosse anestetizzato. Provavo a tirarmi su, anche con la testa, poi ho iniziato a vedere nero e sono svenuta. Cioè mi son spenta, ho visto nero”, racconta la ragazza, scoppiando però subito a piangere e costringendo il presidente a sospendere l’udienza per una decina di minuti.

L’altra ragazza stuprata racconta: “Quando mi sono svegliata ho trovato la mia amica sconvolta”

“Quella sera non eravamo né sobrie, né ubriache o incapaci di controllarci. – questa invece la testimonianza dell’altra presunta vittima dello stupro del gruppo di Ciro Grillo – Quando mi sono svegliata saranno state le 12.30/13, mi sono alzata e sono andata a cercare Silvia. Lei era nella prima stanza a destra, nel letto, completamente nuda. L’ho vista molto confusa e sconvolta e non mi è sembrato che fosse per via dell’alcol perché l’ho vista ubriaca in qualche occasione. Ma mai in quello stato. Le ho chiesto più volte cosa fosse successo e lei alla fine mi ha detto ‘mi hanno violentata’. Chi, le ho chiesto io. E lei: ‘Tutti’”.
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