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Il volto delle città dopo il coronavirus: “Via dalle metropoli, nei vecchi borghi c’è il nostro futuro”

La pandemia di coronavirus che ha colpito il mondo intero ci sta costringendo a immaginare un futuro con regole nuove, che implicheranno anche inediti modi di relazionarsi con l’ambiente circostante. A questa nuova visione delle cose non sono esenti le nostre città: “In Inghilterra già si prevede una grande spinta verso l’abbandono delle zone più densamente abitate, e questo succederà anche in Italia”. È la previsione dell’archistar Stefano Boeri (famoso per aver progettato tra le altre cose anche il Bosco Verticale, il grattacielo di Milano interamente ricoperto da alberi e piante) che, intervistato da Repubblica, spiega che nel dopo-emergenza “chi ha una seconda casa ci si trasferirà o ci passerà periodi più lunghi”, lasciando le città. Già a partire dalla Fase 2 cambieranno anche le priorità delle persone, che tenderanno a cercare spazi più ampi e verdi. Ciò è particolarmente vero per le grandi città, dove anche avere un piccolo balcone o un terrazzo non è un lusso per tutti.

L’importanza del “Verde”
L’architetto di fama internazionale Stefano Boeri, intervistato da la Repubblica, ha spiegato la sua particolare visione di città dopo il coronavirus. Secondo il geniale architetto, il coronavirus e la quarantena forzata hanno cambiato per sempre le priorità delle persone, facendo comprendere l’importanza di avere uno spazio vitale all’aria aperta e soprattutto di essere circondati dalle piante. “Tutti hanno capito che il verde è un tema importante”, ha spiegato Boeri, facendo notare che servirebbero aree di campagna più grandi per facilitare una ritrazione dall’urbano, lasciando il giusto spazio anche ad altre specie viventi. Il fatto di essere costretti a ripensare molte cose, per Boeri, non deve prescindere dalla comprensione profonda delle concause che ci hanno portati a vivere una situazione di tale gravità. Tra queste, l’architetto cita l’esempio dell’inquinamento.Il progetto di riqualificazione proposto da Boeri
Secondo Boeri, molto presto assisteremo a un graduale spinta verso l’abbandono delle zone più densamente popolate, agevolato dai nuovi paradigmi oggi possibili con lo spostamento online di scuola e lavoro. Chi ha una seconda casa in campagna o al mare, ad esempio, si trasferirà o vi trascorrerà periodi più lunghi. E la stessa tendenza sarà osservabile anche nel resto d’Europa. L’architetto di fama internazionale ha un’idea precisa di come dovrebbe riorganizzarsi l’Italia: il nostro Paese è pieno di piccoli borghi da salvare, oltre 5800 centri sotto i 5 mila abitanti e ben 2300 in stato di abbandono. La sua idea è quella di un grande progetto nazionale volto proprio alla riqualificazione di questi ultimi. Un processo che come ha sottolineato Boeri va governato, ma se le 14 aree metropolitane adottassero questi centri, con vantaggi fiscali e incentivi, si potrebbe creare un interessante circolo virtuoso.Prendiamoci i nostri spazi
Più in generale, spiegando come saranno le città dopo il coronavirus, Boeri ha identificato un’esigenza chiave: quella di “portare tutto all’esterno”. Il riferimento è ai negozi, ad esempio, che dovranno dotarsi di spazi “dehors” per scongiurare i rischi legati agli spazi chiusi in caso di pandemia, al verde pubblico, che dovrebbe crescere a scapito del cemento e così via. In sostanza, ha concluso: “Servirà più spazio per noi e meno per le auto e dovremo ripensare l’uso delle piazze per gli eventi”.

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