Il Senato ha approvato l’ordine del giorno che impegna il governo ad “avviare tempestivamente le necessarie verifiche” per il conferimento della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologno ancora bloccato in Egitto, agli arresti nel carcere di Tora dal 7 febbraio del 2020 e ancora in attesa di tornare in libertà. Il sì è arrivato con 208 voti favoreli, nessun contrario e l’astensione di 33 senatori, tutti appartenenti al partito Fratelli D’Italia.
Nell’ordine del giorno approvato, si chiedeva inoltre al governo si sollecitare le autorità egiziane per la liberazione dello studente, di monitorare le udienze processuali e le condizioni di detenzione, di attivarsi a livello europeo per la tutela dei diritti umani nei Paesi dove persistono violazioni e a portare iniziative al G7 con particolare riguardo a casi di repressione di attivisti politici. Tutti passaggi che il partito di Giorgia Meloni non ha evidentemente ritenuto prioritari.
Proprio Giorgia Meloni ha spiegato, rispondendo ad una domanda in conferenza stampa, che pur essendo “solidali”, il voto di astensione è motivato dall’idea che l’ordine del giorno sia una “ingerenza del Parlamento italiano” e che questo “non lo aiuti”. Una tesi sostenuta anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama, Alberto Balboni: “Siamo convinti che per raggiungere l’obiettivo della sua liberazione la strada da seguire sia quella della diplomazia”.
Una presa di posizione che non ha mancato di suscitare polemiche. Molti utenti si sono scagliati infatti contro Meloni sottolineando come il suo carattere solitamente battagliero abbia di colpo lasciato il posto a un’insolita docilità. Un caso, quello della detenzione di Zeki, che rischia d’altronde di non vedere una fine a breve: prolungata di 45 giorni il sei aprile scorso, la custodia cautelare in Egitto può durare infatti fino a due anni. Lo studente dell’Università di Bologna è sottoposto al regime di detenzione preventiva con l’accusa di propaganda sovversiva contro l’Egitto.
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